Ci sono luoghi che ciascuna disciplina sportiva considera sacri, dei veri e propri templi. O addirittura si può parlare di vere e proprie università. Sicuramente in quest'ultimi si fa la storia. Per quanto riguarda lo sci alpino la terribile Streif di Kitzbuhel è la discesa libera per eccellenza.
Dal 1937 quest'ultima fa parte assieme allo slalom speciale (che si svolge sulla pista Ganslern), del trofeo dell'Hahnenkamm, l'ultima combinata classica che ancora oggi resiste nel calendario della Coppa del Mondo. Prima di scendere dalla Streif la tensione si taglia con il coltello. In altre piste gli sciatori durante il riscaldamento trovano pure il tempo per conversare e magari scherzare tra loro. Sulla Streif il silenzio viene rotto solamente per chiedere un sorso d'acqua. Non è facile uscire indenni da passaggi come: la Mausefalle, la Steilhang, il Bruckengschuss, l'Hausbergkante, lo Zielschuss. Chi ci è riuscito figura tra gli autentici fuoriclasse della discesa libera: Toni Sailer, Jean Claude Killy, Karl Schranz, Luc Alphand, Franz Klammer, Pirmin Zurbriggen, Luc Alphand, Herman Maier, Didier Cuche. L'Italia ha vinto solo 2 volte su questa pista in Coppa del Mondo: nel 1998 con Kristian Ghedina e nel 2013 con Dominik Paris. Il cortinese l'ultima volta che ha gareggiato sulla Streif, il 24 gennaio 2004, ha salutato il pubblico con una spericolata spaccata sul salto finale.
Sabato sapremo chi succederà al norvegese Kjetil Jansrud nell'albo d'oro. Riuscirà ad imporsi il suo connazionale Aksel Lund Svindal, guadagnando punti preziosi nella Coppa di specialità e in quella assoluta? Alla terribile Streif ed al cronometro, supremi giudici sovrani, oltre che inappellabili, spetterà l'ardua sentenza.