Il vento spira forte, la pioggia scende copiosa. Londra è grigia, come da tradizione, e l'atletica vive una serata modesta rispetto alle mirabolanti performance di Montecarlo. Squilli isolati illuminano però la notte inglese. Usain Bolt deve spazzare via nubi e polemiche, acciacchi e paure. Contratto esce dai blocchi, poi si distende, trovando via via il ritmo giusto. 9"87, due volte. Il tempo, in finale, vale la vittoria, 3 centesimi davanti all'americano Rodgers. Bolt ha già nelle corde un crono inferiore, forse non può ancora affiancarsi a Justin Gatlin, ma sa che a Pechino l'occasione è d'oro. La partenza è il tarlo da cancellare, Gatlin schizza via da blocchi, Bolt non può concedere spazio all'uomo più veloce del 2015. La firma in calce al meeting riaccende il duello nella gara regina, restituisce all'atletica un personaggio senza eguali.
Mo Farah sa che a Londra deve regalare una prestazione da ricordare. Dopo aver avvicinato l'europeo dei 1500 a Montecarlo, segna il miglior tempo mondiale nei 3000, 7'34"66, chiudendo davanti al marocchino El Goumri.
L'Alto si tinge d'azzurro. Marco Fassinotti regala all'Italia una vittoria di prestigio, sorvolando quota 2.31, prima di tentare, vanamente, il record nazionale a 2.35. Al secondo posto, un grande Gianmarco Tamberi. Tamberi stenta a 2.24 - misura superata solo alla terza prova - ma trova il 2.28 al primo tentativo e supera Barshim (2.28 al secondo salto).
Richardson conquista i 110hs, 13"19, davanti a Martinot Lagarde, Ash spinge Merritt giù dal podio. 200 a Hughes, 20"05.
In campo femminile, nei 400, la Hastings batte la McCorory (50"24 - 50"67), mentre nei 110hs torna a sorridere la Stowers, 12"47. Festival a stelle e strisce, con Harper e Rollins alle spalle della connazionale. Infine, 53"99 della Hejnova nei 400hs.