A New York, è serata di gala. Usain Bolt torna in pista. Il giamaicano si cimenta nei 200, come spesso accade quando la condizione è in sospeso e la forma ancora in divenire. Il responso cronometrico è deludente, Bolt non migliora, resta abbondantemente sopra i 20", 20"29, desta una sensazione di pesantezza. L'azione non è fluida, non decolla in curva Usain, anzi sembra incepparsi, con il vento in faccia che pare respingere il primatista mondiale.
Justin Gatlin è lontano, Bolt si interroga, al momento solo schermaglie verbali, il giamaicano non può sfidare il rivale, ora. Sorride, invece, Tyson Gay. 10"12 per chiudere davanti i 100, 3 centesimi meglio di Carter.
Gli 800 accolgono il rientrante Rudisha e la risposta è da campionissimo. L'infortunio è alle spalle, il tempo di portata mondiale. 1'43"58 per il keniano, sulla scia di Aman, al momento l'uomo da battere. Berian è secondo, 1'43"84.
Van Niekerk mette pepe sui 400, orfani di K.James e L.Merritt. 44"24 per il sudafricano.
Pichardo è il dominatore del triplo. Balza a 17"56, con disarmante facilità. Il giavellotto, per una notte, torna a misure "umane". A Vesely basta un lancio da 83.62. Infine, gli ostacoli. Oliver conquista i 110, 13"19, Culson i 400, 48"48.
Al femminile, 100 alla Gardner, 11"00, 200 alla Bowie, 22"23. La McCorory abbatte il muro dei 50" nei 400, 49"86, la Wilson (1'58"83) regola la Jepkosgei negli 800. 100 hs alla Nelvis, 12"65.
Nell'alto, stessa misura per Beitia e Vlasic, 1.97, ma a primeggiare è la spagnola. La Murer sorvola quota 4.80 nell'asta e si impone davanti alla greca Kyriakoupoulou. Perkovic grande nel disco, 68.44, Bartoletta battuta nel lungo. La canadese Nettey plana 3 cm più in là. 6.92, contro il 6.89 della Bartoletta.