Stefano Gross si conferma. Era corretto attendere un ulteriore prova, visti i precedenti, ma a Wengen l'italiano lascia pochi o nulli dubbi. Secondo nella prima manche, secondo alla fine, come racconta il suo ex tecnico Theolier, il ragazzo finalmente scia in gara allo stesso livello che in allenamento.
Il periodo è favorevole, gli acciacchi passati e la mente sgombra, così la qualità insita coadiuvata dalla fiducia unica della vittoria lascia spazio alla completa espressione. Ottima prestazione al pari di sei giorni fa, che vale molto più, perché non isolata e inaspettata, ma costruita e preannunciata da un crescendo di risultati solidi. Mancava poco, un piccolo salto, Stefano l'ha fatto forse con leggera calma e ora sfrutta l'onda lunga di uno sblocco che mira avanti.
Fuori Hirscher, Neureuther sublime dopo aver ritrovato centralità, l'azzurro morde la coda ai fenomeni e ne mette dietro altri sulla via dell'affermazione. La nevicata, il fondo sfaldato, le pendenze non fanno più paura né nascondono trappole: le discese del nostro sono infine sicure e continue, maggiore è la confidenza migliore è la velocità minori sono gli errori.
Non si ripete Razzoli, sfortunato, e gli altri faticano, ma la squadra ha ora trovato un faro, un punto di riferimento capace di portare il fardello del trascinatore. Finora Gross aveva fallito sotto questo punto di vista per varie ragioni, la mente però ha risorse nascoste e il successo di Adelboden ha portato con sé più del gradino alto del podio. Si costruisce, si ricostruisce soprattutto da qui, da confronti e stimoli elevati. E i Mondiali sono dietro la porta.