Succede di tutto nel pattinaggio di figura di scena a Sochi 2014.
Un turbine di emozioni per gli spettatori assiepati all’Iceberg Skating Palace per assistere al corto maschile.
Dopo la gioia della Russia per l’oro annunciato e poi conquistato dalle coppie di artistico con Volosozhar-Trankov oggi il più atteso era lui, lo Zar, Evgeni Plyushchenko.
Ma, inserito nel secondo gruppo, l’argento di Vancouver 2010 è costretto al ritiro subito prima di scendere in pista, durante il riscaldamento. Preparazione, Triplo axel e poi il dramma: un dolore fortissimo che gli prende la gamba, e poi di nuovo la schiena. La schiena che tanto lo ha fatto patire e che lo ha tenuto lontano da tutte le gare importanti di questo 2013 appena trascorso. Un lungo colloquio con il coach di sempre e poi la decisione, sofferta, di ritirarsi, comunicata un attimo dopo ai giudici. Il pubblico capisce la situazione, lo acclama, lo applaude. Lui ringrazia, saluta e si congeda, come dirà in seguito, non solo dalla gara in questione ma da tutto il circuito. Finisce dunque così la carriera di uno dei grandi del pattinaggio di figura? Tutto fa pensare che le cose andranno in questo modo. Ed è un addio che lascia davvero il senso di qualcosa di incompiuto. Il tentativo di riprendersi per partecipare a questa Olimpiade casalinga è sfumati in un attimo.
Il cuore degli appassionati subisce così un primo, inatteso, forte scossone. Ma era solo l’inizio.
Fuori Plyushchenko, la corsa al podio diventa ancora più accesa. E Hanyu combina l’impossibile.
Il giapponese, sul ghiaccio per diciannovesimo, lui che di anni, nemmeno a farlo apposta, ne ha diciannove, esegue un programma perfetto. Non una sbavatura, un tentennamento, l’accenno di una perdita di concentrazione, nulla. Il ghiaccio gli è amico, lo domina, lo abbraccia, lo asseconda e conquista tutti. 101.45!! Un punteggio stellare che gli vale il record del mondo. Mai nessuno come lui, mai nessuno sopra i 100 punti in un programma corto, lui è il primo uomo. Primo posto garantito nel corto e titolo olimpico di un passo più vicino.
Ma la corsa al metallo più prezioso è corsa a due. Subito alle spalle del giapponese, il pattinatore più elegante del circuito, il tre volte campione del mondo Patrick Chan. Il canadese ha eseguito un programma altrettanto perfetto, quasi solenne la sua performance, seppur macchiata da una piccola sbavatura che marca il distacco del nipponico ma che gli vale comunque un punteggio stellare: 97.52. Con i components addirittura superiori a quelli di Hanyu. La rivalità domani, nel programma libero, sarà accesissima.
Per il bronzo poi, tutto è ancora da decidere. E non è un discorso chiuso a due, tre pattinatori ma a ben nove atleti. Già nove. Perché dal terzo classificato, Javier Fernandez, all’undicesimo, Tatsuki Machida, ci sono poco più di tre punti. Incredibile. Per ora il Campione europeo troneggia sul gradino più basso del podio a quota 86.98 punti. Una performance la sua di poco inferiore a quella della rassegna continentale ma che comunque convince per intensità.
Subito in scia il bronzo di Vancouver, Takahashi, a soli 58/100 dallo spagnolo causa qualche imprecisione nelle rotazioni. Sorprende il quinto posto del tedesco Liebers premiato con un ottimo 86.04 per un’esecuzione molto buona seppur di minor difficoltà.
E poi Brown a quota 86.00, Brian Joubert con 85.84, ed il quasi diciottenne Yan Han fermo ad 85.66.
Conferma quanto visto nella prova a squadre il nostro Parkinson che non riesce a qualificarsi per la finale terminando al ventisettesimo posto, su trenta, il proprio corto. Non riesce davvero a riscattarsi il nostro azzurro che sporca anche questo esercizio con una caduta e si ferma a quota 56.30.
Sarà dunque una gara nella gara quella di domani. Quella per l’oro, tra Hanyu e Chan, e quella per il terzo posto. Umani contro alieni dunque. L’appuntamento è alle 16 ora italiana. Le emozioni non mancheranno.