Parte da Pinzolo, sede del ritiro estivo, l'avventura di Eusebio Di Francesco. Apprendistato in provincia, al Sassuolo, una corsa di successo per meritarsi una panchina ambita quanto pesante. Torna a Roma, all'Olimpico, casa del Di Francesco giocatore. Un amore viscerale, di lungo corso, coronato con la stretta di mano dei mesi scorsi. Il dopo Spalletti ha il volto vivo e convinto del 47enne di Pescara.
Nessun preambolo, Di Francesco fissa gli obiettivi, la Roma può e deve vincere. Manca un ultimo step, occorre spostare l'asticella, avvicinare la Juventus dei record. Il mercato non preoccupa, fiducia assoluta nel lavoro della società. Partenze eccellenti - da Salah a Rudiger - innesti a costi contenuti, scommesse in realtà, ma il tecnico non si scompone, attende i nazionali, a riposo ancora per qualche ora, responsabilizza i presenti.
Davanti a un manipolo di tifosi, 300 circa, l'ex guida neroverde accende la fiamma dell'orgoglio giallorosso e passa la palla a Monchi, artefice della Roma attuale, costruttore di un corso oggi ancora agli albori. Luglio è il mese delle operazioni in entrata, dei botti capitali. Fondamentale il supporto del pubblico, Di Francesco chiama a raccolta il tifo romano.
«Il mio obiettivo era allenare la Roma, adesso è vincere. La nostra è una grande squadra, che ha mantenuto la sua forza e che ora il direttore (Monchi ndc) renderà più forte. Vogliamo lo stadio pieno come nell’ultima partita contro il Genoa».
Monchi raccoglie l'assist dell'allenatore e tranquillizza «Stiamo lavorando e sono sicuro che avremo una squadra molto forte». La difficile trattativa per Defrel, i nomi nuovi Vela e Ben Arfa, giorni di tensione al tavolo del mercato.