Quaranta milioni di buoni motivi per vincerla. Roma-Genoa si presenta agli occhi della Roma come una sfida decisiva per tante ambizioni e tante motivazioni. Per i giallorossi vittoria siginifica secondo posto, che porta in dote la qualificazione diretta in Champions e i relativi soldi incassati dall'Uefa. Insomma un pacchetto di risorse importante, per proiettarsi sul mercato e sul prossimo campionato in forma e misura completamente diverse rispetto alle sensazioni di inizio anno in corso, quando la Roma si trovò ad affrontare uno scomodo preliminare che condizionò fisico e mente di gran parte di avvio campionato, oltreché stravolse preparazione estiva e mercato. Una situazione che, con i tre punti contro il Genoa, potrebbe mutare. Poi c'è l'aspetto sentimentale legato a Francesco Totti, che domenica vivrà l'ultima gara da calciatore, con tutta la festa dei tifosi giallorossi che sarà emozionante e imperdibile. Inoltre, potrebbe chiudersi con questa gara l'esperienza di Spalletti alla guida della Roma, con un record di punti in Serie A per la Roma e una media punti da scudetto. Insomma un mix di grande importanza da non fallire.

Monchi, il ds giallorosso, lavora a questo importante appuntamento per non arrivare impreparato per il dopo Roma-Genoa, ovviamente, col fronte rinnovi caldissimo, da De Rossi a Manolas, da Nainggolan a Salah, da Strootman a Paredes. Giocatori da confermare, magari in ottica Champions, ma anche da motivare, da spronare, e da affiancare ad altri top player. Ora che sembra sfumato l'affare Kessiè, la Roma dovrà virare su almeno due profili a centrocampo. Pellegrini potrà sicuramente essere importante, insieme a altri nomi che sono già nell'agenda del ds spagnolo. Anche per la porta servirà capire la nuova situazione, con Szczesny ai saluti. 

Intanto però la squadra lavora a Trigoria prima del Genoa, con Spalletti che ha in mente la formazione titolare per sfidare l'ormai salva squadra di Juric. Con De Rossi capitano sulla mediana accanto a Strootman, agiranno Salah-Nainggolan-El Shaarawy, con Dzeko unico terminale. Dietro i due centrocampisti, solito quartetto con Fazio-Manolas centrali e Rudiger-Emerson esterni. Nessuna "rivoluzione", dunque, con Totti in panchina pronto ad entrare nel finale per l'abbraccio dei 60000 tifosi.