La tanto attesa ufficialità è arrivata, quasi come se fosse un peso da togliersi dalla coscienza, e non un traguardo da tenere lontano il più possibile, magari con l'intenzione di evitarlo, come avvenne un anno fa con una squadra comunque nettamente più forte. Il Palermo dopo il pareggio sul campo del Chievo retrocede in serie B, e lo fa dopo aver dato vita a tre anni di permanenza nella massima serie, vissuti tutti in maniera abbastanza strana. Mai un momento di serenità in queste tre stagioni, un arco temporale che può essere tranquillamente diviso a metà: il primo campionato e parte del secondo con un solo allenatore, con una linea guida ben precisa da seguire e anche con una certa condivisione nel lavoro tra staff dirigenziale e tecnico; dopodichè, il caos e la distruzione. Cambi di allenatore a ripetizione, sessioni di mercato deficitarie e volte più all'incasso che all'investimento per nuovi talenti o per giocatori di affidamento immediato, e soprattutto segni sempre più tangibili dell'insofferenza da parte di Maurizio Zamparini. Ora si potrebbe dire che l'ormai ex patron del club di Viale del Fante abbia portato a termine la propria "missione". Azzerare tutto ciò che di buono aveva costruito nella prima parte della sua gestione, con la finale di coppa Italia del 2011 a fare da deadline tra l'epoca dorata di un Palermo che faceva tremare tutta la nazione, e l'inizio di un declino inarrestabile che solo il cambio di proprietà può fermare.

Per gli amanti delle statistiche e per chi riesce comunque a non farsi prendere dallo sconforto e dalla negatività a 360 gradi, c'è da dire che il ruolino di marcia di Diego Bortoluzzi da quando siede sulla panchina del Palermo è di tutto rispetto. Quattro punti incassati in tre partite, con la figuraccia rimediata all'Olimpico contro la Lazio che fa da contraltare a tre partite buone sul piano della solidità difensiva (il rigore di Pellissier è stato l'unico gol incassato, fatta eccezione per i sei presi nella Capitale) e anche dell'attenzione, visto che il Palermo ha comunque fatto punti a Verona contro il Chievo - squadra tutt'altro che arrendevole pur in un finale di stagione anonimo - e in casa contro una Fiorentina che ha ancora tutte le carte in regola per finire al sesto posto e staccare il biglietto per i preliminari di Europa League. Ma chiaramente, tutto questo non può bastare per celare la delusione per una stagione andata decisamente a rotoli, con un numero di errori e di decisioni sbagliate che è difficile da quantificare. In ogni caso, con i gol annullati a Sallai nel primo tempo e a Goldaniga nel finale di gara, il Palermo potrebbe anche recriminare per una mancata vittoria esterna che manca dall'incredibile 3-4 di Marassi contro il Genoa, e che avrebbe portato nuovamente in positivo il saldo degli acuti esterni rispetto a quelli casalingi (attualmente è parità, 2-2).

Goldaniga resta o va via? (Fonte: Tuttosport)
Goldaniga resta o va via? (Fonte: Tuttosport)

Da cosa si riparte allora, per far sì che il Palermo possa tornare a brillare di luce propria? Intanto bisognerà effettuare il prossimo step, ovvero quello relativo al cambio di proprietà. Maurizio Zamparini ha già lasciato la carica di presidente a Paul Baccaglini, ma non sarà tutto. La YW&F Global Limited - società creata ad hoc per dare vita al tanto atteso passaggio di proprietà - attende l'ok da parte di notai ed esperti di economia per mettere le mani sul 100% delle azioni dell'imprenditore friulano. Dopodichè si potrà iniziare a lavorare per porre le basi su un nuovo progetto, che sia tecnico ma anche dirigenziale, di un certo spessore. Proprio quello che è mancato al Palermo nelle ultime stagioni, ovvero una base solida e di gente valida. Lo stesso Baccaglini ha già detto di essere al lavoro, e alle parole sembrano seguire anche i fatti. Primi colloqui con gli agenti dei giocatori, primi movimenti per cercare un buon direttore sportivo e un allenatore esperto.

Anche sul piano tecnico sarà necessario lavorare a fondo per trovare un punto di partenza. In un gruppo di oltre venti giocatori, infatti, in pochissimi hanno dimostrato di avere un valore sul quale puntare nell'operazione di rilancio nella prossima stagione. E tra questi pochissimi a cui si può fare riferimento, c'è sicuramente qualcuno che muoverà il mercato e che dunque difficilmente resterà in rosanero anche in serie B. Gente come Nestorovski, come Rispoli, come quel Goldaniga che ha ritrovato la rete dopo mesi difficili sembrano aver attirato l'interesse di più di una squadra nonostante si siano ritrovati a confrontarsi con compagni di squadra decisamente meno pronti, e di conseguenza meno performanti. Appare comunque assai probabile che la folta colonia straniera, che da un paio di stagioni è diventata una spiacevole costante, venga sventrata mantenendo giusto un paio di elementi, almeno quelli che non si sono espressi tanto male da meritare la cacciata. E poi ci sono i giovani provenienti dal vivaio, capaci di regalare un sorriso alla gente di Palermo soprattutto in proiezione futura: basti pensare ai portieri Fulignati e Marson (segnatevi soprattutto quest'ultimo nome), al terzino Pezzella e ai peperini d'attacco Lo Faso e Bentivegna (quest'ultimo ceduto inspiegabilmente in prestito ad Ascoli). Gente che fa vedere il futuro più rosa che nero.

Ma com'è giusto che sia nelle ore successive a quello che possiamo definire un lutto a tutti gli effetti, per ora di nomi è inutile farne, anche perchè bisognerà prima stabilire quale sarà la "quota di partenza" per un Palermo che ripartirà dalla B. Una quota che non potrà non essere di stampo economico, giusto per capire quale sarà il peso finanziario della nuova proprietà, e visto che da esso si riuscirà a capire quale sarà il futuro del calcio nel capoluogo siciliano. Non tanto per la prima stagione, visto che non mancano i precedenti di squadre capaci di fare il salto dalla cadetteria alla massima serie senza mezzi economici clamorosi, quanto per cercare di dare continuità a un progetto tecnico e dirigenziale che si prospetta di buona qualità. Intanto, come detto, bisogna ripartire. Con tanti rimpianti, con tanta rabbia, ma anche con la voglia di dare una nuova mano di colore per ripartire e per mettere tutto alle spalle. Sia le cose buone, sia le cose pessime. E queste sono decisamente le più pesanti da mandar giù.