Non viene richiesto altro, a squadre complesse come la Roma, se non l'equilibrio massimo possibile, tenendo i ritmi al punto giusto per evitare di distrarsi dai tour de force in arrivo. Puntualmente questo concetto rischia di sfuggire ai capitolini, che si perdono più nei meccanismi elementari che nelle grandi giocate. Anche quando il tasso tecnico fa notare una categoria di distanza, i giallorossi possono inciampare e peccare di maturità. Errare però è umano, e non rimediare all'errore sarebbe allora il problema più grave. La storia a lieto fine dello Scida dice altro. Tre punti in Calabria e Roma di nuovo seconda.

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La gara parte a ritmi serrati, senza spinte, col Crotone molto aggressivo e senza catenacci eccessivi. La Roma dunque trova gli spazi verticali ma non offende. Nicola urla ai suoi di tenere Salah, apparso vivo dopo la Coppa d'Africa e proprio l'egiziano crolla in area. Per Russo è rigore, out tutti i tiratori, si presenta Dzeko dal dischetto e il valzer delle critiche ripiomba addosso al bosniaco, che non sembra avere la freddezza che lo potrebbe consacrare a top player indiscusso di questa stagione giallorossa. Altro errore dagli 11 mt, la testa inizia a non ossigenarsi più, le certezze di un calciatore in forma smagliante sembrano erose, sciolte come neve al sole. Non può essere l'ultima parola su un match pulito, agevole. Il Crotone non si espone, è il grande errore di Nicola, considerata la fragile mente giallorossa. E' solo un momento, quello romanista, che fa quadrato intorno ai suoi uomini migliori, capaci di riprendere la squadra: il reparto difensivo centrale, la classe davvero cristallina di Emerson, le giocate di Strootman Nainggolan. Così, e con giocatori così, è tutta una pista in discesa, pendente e dunque pericolosa, ma che ha scritto nella sua conformazione di dover portare a valle. 

La caparbietà di Nainggolan scioglie le riserve giallorosse che ringalluzziscono al prezioso vantaggio e qui si ghiaccia il match, nel caldo calabro, nella Bomboneria crotonese. La ripresa è un monologo romanista, non da manuale per il poco cinismo viste le occasioni gettate, ma per la capacità di monopolizzare il gioco, caratteristica già viste in numerose occasioni in stagione. Giusto il tempo per il riscatto di Dzeko, che sigilla il match, si ripropone avanti nella classifica cannonieri e conferma quanto nessuno, se non lui, aveva provato a smentire.

Perchè

La Roma si monta e si smonta da sola. Con una solidità che la iscrive però al registro delle big. Dove il mare è mosso, ma la voce grossa (non LA più grossa) è in buona parte giallorossa.