Otto vittorie di fila, e non sentirle. La Roma che viaggia a vele spiegate in vista dell'importantissimo anticipo di domani sera contro l'Inter, che può valere una fetta di Champions League, va a caccia della nona meraviglia consecutiva sotto la guida Spalletti. Il tecnico di Certaldo ha dato nuova fiducia e nuove motivazioni alla squadra capitolina, il cui animo sembrava sopito dopo la sciagurata gestione Garcia. Chi era particolarmente legato all'allenatore transalpino era ed è ancora tutt'oggi Lucas Digne, terzino ex Paris Saint Germain e Lille che ai microfoni di So Foot Club è tornato sul suo arrivo a Roma e sulla sua stagione, oltre a parlare ovviamente dell'avvicendamento in panchina che c'è stato.
"Sono venuto alla Roma, per il club, il progetto, non solo per l'allenatore. È vero che Garcia ha giocato un ruolo importante nel mio trasferimento. Il suo esonero? Sono cose che succedono, ma è certo che Rudi Garcia conta per me".
Si guarda inoltre al cambio di panchina e alla nuova Roma versione Spalletti che domina in Italia con otto successi di fila dopo le difficoltà iniziali e che ha messo in soggezione anche la difesa del Real, costringendolo ad un passaggio del turno alquanto sofferto. Digne ha vissuto così la sua stagione con la Roma, sia in campionato che soprattutto in Champions: "Sono partite piacevoli da giocare. È importante per me giocare partite di grande livello, giocare con costanza tutti i fine settimana. Quando giochi contro gente come Messi e Suarez è difficile, a solo giocando queste determinate gare puoi migliorarti. Si migliora giocando contro i più forti".
Dal suo arrivo nella capitale il terzino francese ha subito preso il posto da titolare sull'out sinistro, dimostrando un ottimo feeling con il resto della squadra. Intesa che sembra nata fin dal'inizio, all'interno dello spogliatoio. Questa la conferma del giovane transalpino: "Il primo giocatore che ho visto, è stato Francesco Totti. Lui ha detto altri di lasciarmi in pace. Il gruppo è compatto e mi sono stato integrato bene. Inoltre, non sono l'unico a parlare francese, ci sono Vainqueur e Pjanic. Siamo come una grande famiglia, andando a mangiare e fare attività insieme. Ho imparato un po’ l’italiano, non lo parlo bene, ma lo capisco e con un po’ di inglese son riuscito ad adattarmi".
Ed infine, proprio riguardo Totti e De Rossi, due bandiere della squadra, il terzino mancino si è così pronunciato, esaltando i due giocatori, ma soprattutto delle persone così carismatiche: "È raro incontrare al giorno d’oggi giocatori che restano a lungo in uno stesso club. Un giocatore come Totti rappresenta il club, e il club viene identificato con Totti. A livello internazionale, se dici Roma, uno pensa a Totti, se dici Totti, un pensa alla Roma. De Rossi è lo stesso. Sono due leader, tutti i giocatori ascoltano ciò che dicono. Sono gli uomini spingono il gruppo al top".