Roma, che succede? Sembra di rivivere gli episodi che in queste ultime due stagioni hanno caratterizzato l'ambiente romano, fatto di promesse e proclami tutt'altro che mantenuti. La scoppola subita al Camp Nou ha fatto riemergere tutta la fragilità psicologica dei ragazzi di Garcia, basti pensare che nelle ultime 6 gare di campionato hanno raccolto la miseria di 5 punti e che non segnano su azione dall'8 novembre. Se poi ci aggiungiamo la qualificazione agli ottavi di Champions League con uno scialbo 0-0 nella gara conclusiva del girone in casa col Bate Borisov e l'incubo Real come avversario imminente, il piatto è servito. Proprio ieri tra l'altro c'è stata l'ennesima protesta dei tifosi con lanci di uova al pullman di De Rossi e compagni in occasione della cena natalizia di beneficenza della squadra, all'indomani della brutta eliminazione per mano dello Spezia, squadra militante in Serie B. Il clima in casa giallorossa è alquanto teso.
Ma quali sono i motivi della contestazione della tifoseria? Per capirlo dobbiamo fare un salto indietro nel tempo.
2013. La Roma perde il derby in finale di Coppa Italia e la gestione di James Pallotta tocca il fondo della sua recente storia. Decide perciò di puntare su un allenatore francese,sconosciuto a molti, di nome Rudi Garcia, che in Ligue 1 aveva fatto ottime cose col Lille. Una campagna acquisti eccellente, arrivano Strootman, Benatia, Nainggolan, ma anche Gervinho. La voglia di riscatto è tanta e il tecnico sbaglia poco o nulla: gioco ottimo, dichiarazioni pacate e mai polemiche, scelte e moduli non discutibili.
Arriva seconda dietro ad una imbattibile corazzata Juve, quella di Tevez, Llorente e Conte dei famosi 102 punti (record) e torna a qualificarsi per la Champions League, oltre a stabilire in suo nuovo record di punti in Serie A. Tutti si aspettano il grande salto di qualità, invece è l'inizio del dramma capitolino.
Come la storia insegna con Capello a Roma, vince e convince chi non si lascia mai assorbire dalla mentalità della piazza, che passa dall'essere un'eccessiva sognatrice a come diremo noi "un' eterna piagnona", restando in contrasto col popolo romanista. Rudi Garcia, non certo il re della tattica diciamolo, con una solidità difensiva basata sulla coppia di centrali Benatia-Castan (il primo ora in forza al Bayern da due stagioni, il secondo afflitto da tanti infortuni negli ultimi tempi), sulla qualità d'interdizione di De Rossi,sul dinamismo e sulla qualità tecnico-tattica di Kevin Strootman, è stato per un certo tempo il comandante supremo del popolo giallorosso, la figura chiave di questa società, toccando il picco delle proprie forze fino ad una discesa spaventosa, lenta ed inesorabile, provocata dal rinnovo con un contratto quadriennale della società alquanto discutibile. Da lì a poco il caro "violinista" Rudi si è adattato ad una lunga serie di scuse, di giustificazioni. Colpa della pioggia, dell'arbitro, della sfortuna, mai un vero e proprio mea culpa.
Dal contratto quadriennale alle prime dichiarazioni fuori posto, il passo è stato breve, più conferenze sbagliate che disposizioni tattiche, raggiungendo il climax a maggio nel weekend dell'ultima di campionato (persa) contro il Palermo. "La Roma non può competere con la Juve, e' troppo indietro", dirà dopo aver parlato in modo alquanto presuntuoso di "uno squadrone capace di battere il Bayern", salvo esserne umiliato tra andata e ritorno.
La conferenza di maggio è il secondo errore societario, perché quella conferenza arrendevole del tutto in contrasto alle dichiarazioni precedenti era un assist al bacio per mandare via l'allenatore che ormai non aveva più la squadra in mano, che non era più stimatissimo a Trigoria (eufemismo) e che si stava lasciando andare alle ennesime dichiarazioni fuori posto.
Uomini non suoi per la parte atletica e una forte sensazione ormai di distacco con la rosa. Nel frattempo inizia la terza stagione di Garcia, che ottiene risultati peggiori della precedenti annate. La partenza è inferiore, la fase difensiva è a dir poco imbarazzante e l'attacco vive delle ripartenze e delle fiammate di Salah, Gervinho e Pjanic e non delle idee di gioco. In Champions vengono fuori tutti i limiti e la fragilità di questa rosa e al Camp Nou si consuma un altro massacro calcistico dopo Manchester e Bayern. Finisce 6-1, e non 7, ma avrebbe potuto essere tranquillamente 10-2 e a fine partita il "lucido" (altro eufemismo) commento di Garcia è: "Ci è mancato anche un pizzico di fortuna".
La domanda ora che molti addetti ai lavori si pongono è: "Quale destino attende la Roma?". La partita col Genoa può segnare una svolta per la stagione giallorossa, sia positivamente che negativamente, con Garcia che si gioca il tutto per tutto e Bielsa e Spalletti (ma pure Lippi) in agguato.
[Articolo tratto da un'idea di Riccardo Trevisani]