A Roma lo sanno anche i monumenti: lo Scudetto è l'obiettivo per il quale vive la squadra giallorossa. Non ci sono alibi, nè per Garcia, nè per i suoi giocatori: la stagione 2015-16 è quella giusta per cercare l'assalto definitivo al titolo nazionale che ossessiona questa lupa delusa e incalzata dalla sua nemica naturale, un'aquila in continua ascesa. Lo è perchè l'invincibile Juventus forse non è così invincibile, almeno a detta del campo, che ha condannato i bianconeri a piegarsi sotto i colpi dei padroni di casa per 2-1. Lo è perchè è il terzo anno di gestione Garcia, e il tecnico francese ha avuto modo di migliorare le imperfezioni che hanno limitato il rendimento della squadra negli ultimi due anni. Ma soprattutto, lo è perchè, nonostante il calciomercato abbia lasciato qualche perplessità in tema di rincalzi (vedi Vainquieur o Rudiger), sono state colmate le lacune più pesanti della Roma: un terzino sinistro di categoria, come ha dimostrato di essere Lucas Digne, e un bomber di razza, il monumentale Edin Dzeko, già gladiatore nell'arena dell'Olimpico.
Un grande investimento, un'altrettanto grande investitura: Edin Dzeko è la prima punta titolare della Roma, l'uomo a cui si chiedono 20 gol per spianare l'impervia strada che porta allo scudetto. La domanda che però tiene banco tra i tifosi e gli osservatori del mondo giallorosso riguarda l'altro attaccante della Roma, tutt'altro che un comprimario: Francesco Totti. Detto sottovoce, la presenza di un bomber nel fiore degli anni e con tanti cartellini da timbrare avrebbe fatto molto comodo ai giallorossi anche l'anno scorso, ma gli eventi hanno tenuto il numero 10 al centro dell'attacco romanista. Inizialmente, la titolarità del capitano è stata messa in discussione dai gol di Mattia Destro, che, sfruttando le rotazioni in vista degli impegni in Champions, ha messo in difficoltà Garcia, che ha iniziato la stagione affidandosi appieno al totem della storia giallorossa. Le reti del marchigiano non sono state un argomento sufficientemente convincente per scalzare Totti dal centro dell'attacco, e Garcia non lo ha riproposto con grande frequenza. A gennaio, Destro ha preteso un posto da titolare, e lo ha trovato in un Milan alla deriva, dove mettersi in luce non è stato facile per nessuno. La necessità di avere due punte era impellente, e Sabatini ha portato nella capitale Seydou Doumbia, il bomber del CSKA che ha pagato l'assenza di tempo per ambientarsi. Una volta bruciato l'ivoriano, che ora segna nel suo regno, la Russian Premier League, la dirigenza giallorossa ha deciso di piazzare un investimento sicuro: Edin Dzeko.
L'impatto con la Serie A, dopo due gare, è stato piuttosto convincente: dopo una prestazione incolore ma votata al movimento, è arrivata la rete all'Olimpico contro la Juventus, nella vittoria che ha portato i giallorossi a +4. Un plebiscito. Peso, movimenti da vero killer, sia per terra che per aria: il bosniaco promette reti e fa sognare. Lo scenario sembra quello adatto per il cambio generazionale più temuto e delicato della squadra: la riduzione del minutaggio di Totti.
Quanto vedremo in campo il capitano della Roma? Il talento di Totti è indiscusso e, in una Serie A dove il campione del Mondo 2006 Luca Toni fa le scarpe al 95% degli altri attaccanti, in termini di gol, anche il Pupone può dare un apporto importante. E' probabile che Garcia impieghi Dzeko nelle partite di Champions, mentre Totti giocherà sui campi di Serie A quando il bosniaco avrà bisogno di ossigeno o quando le necessità tattiche lo prevederanno. Infatti, avere Totti come attaccante centrale prevede un sistema tattico privo di un punto di riferimento (che Dzeko incarnerebbe alla perfezione) e incoraggia gli inserimenti in zona gol degli esterni, sfruttando la visione di gioco del Capitano, in posizione di falso nueve. La Roma con Totti sarà differente dalla Roma con Dzeko, per quanto riguarda la manovra offensiva negli ultimi 30 metri.
Totti e Dzeko in campo insieme? Possibile, ma non è il caso di abituarsi all'idea: uno schema con entrambi gli attaccanti dal primo minuto è stato ipotizzato ma ancora non sperimentato in partita, mentre a gara in corso sarà molto più facile vederli coesistere, soprattutto in caso di partita bloccata, quando sia i gesti tecnici di Dzeko che di Totti potrebbero portare i tre punti. Perchè il DNA da campione è intatto, per il Capitano, nonostante passino gli anni.
Dopo anni e anni di responsabilità e servizio in prima linea, Francesco Totti dovrà farsi da parte e combattere solo quando chiamato in causa. Per il bene della Roma.