Una trattativa infinita quella che ha portato Gerson Santos da Silva, clamoroso talento verdeoro classe 1997, alla Roma. Su di lui c'erano Barcellona, Juventus e le solite squadre di Premier, ma alla fine, il solito guìzzo di Sabatini l'ha spuntata per portare il brasiliano a Trigoria. Il suo arrivo verrà però posticipato a gennaio, quando il calciatore potrebbe trasferirsi momentaneamente in prestito per sei mesi in qualche lido italiano per prendere maggiore confidenza con il campionato nostrano. 

Oltre alla trattativa, che già di per sé ha sfinito il direttore sportivo giallorosso, la polemica scatenatasi in città per una foto pubblicata dal calciatore con la maglia numero 10 di Francesco Totti. Un gesto che non è affatto piaciuto alla tifoseria capitolina, che ha visto nell'immagine un gesto alquanto oltraggioso verso il proprio storico Capitano. 

A mò di pompiere, nel giorno della presentazione di Dzeko a Trigoria, e del contemporaneo arrivo del giocatore della Fluminense in città per le firme sul contratto, Walter Sabatini ha parlato dell'episodio, stroncando sul nascere ogni eventuale ed ulteriore polemica. 

"C'è questione di prendere atto di una cosa disgustosa successa nei riguardi di un ragazzino inconsapevole di 18 anni. Su questo ragazzino che in futuro potrebbe essere incidentalmente un grande giocatore, vorrei solo spiegare perché aveva la 10 in mano in una foto: quando la Roma ha cercato di inserirsi per questo ragazzo, ho dovuto usare degli argomenti convincenti e gli ho detto che tra qualche tempo i tifosi della Roma sarebbero stati davanti a un grande dolore perché non ci sarà più il loro idolo e il più grande del calcio italiano. Nell'immaginario dei nostri tifosi dobbiamo trovare qualcuno che sostituisca Totti, a prescindere dal ruolo e dalle caratteristiche. E' un argomento che ho usato per stimolare questo ragazzo e per farlo gli ho spedito la maglia numero 10. E' lesa maestà? Nessuno intendeva offendere nessuno, non so se la 10 sarà ritirata, dipenderà dalla volontà di Totti. Ma basta con questa storia, è insopportabile, abbiamo cercato di portare calciatori della Roma che nella migliore delle ipotesi vengono accolti con l'invocazione di 6 mesi di squalifica. Questo ragazzino non c'entra niente in questa storia e rispettatelo con dignità perché ha fatto una scelta e non tra Ponte Vecchio e la Roma. Le giocate di Totti non saranno replicabili da nessuno per tanti anni, il passaggio che lui ha fatto a Gervinho a Valencia si rivedrà tra 15 anni. Ma questo che c'entra col rispetto dell'uomo e del calciatore? Sono l'unico responsabile del perché questo ragazzino ha la maglia numero 10 in mano. Gliel'ho data io per convincerlo, per fargli sentire la forza di un ambiente che tra qualche tempo perderà il suo più grande nome. E allora? E' una mia responsabilità, questo bambino non può essere insultato perché orgogliosamente ha esibito la maglia del più grande giocatore italiano. La Roma si attiva da sempre per essere competitiva, qualche volta facendo bene e altre meno, ma non può essere sempre frastornata da chiacchiere inutili. A Totti il rispetto glielo dà la società tutti i giorni e ci preoccupiamo del suo futuro da umano, oltre che da campioni. E basta scatenare ogni volta dietro a Totti una arringa su chi lo tocca. Noi lo stimiamo e gli vogliamo bene, lo accompagneremo per tutta la vita se lui vorrà. Gerson che ne sa? Lui ha esibito la maglia numero 10 di Totti perché è il meglio che la Roma possa offrire a livello internazionale. La Roma non può essere vittima di agguati quotidiani. Noi lavoriamo perché i tifosi siano felici ma senza essere a mia volta patetico o melenso,voglio solo che stamattina si riservi rispetto per la scelta di questo ragazzino, una scelta difficilissima che non poteva fare per soldi. Era possibile solo con argomenti alternativi e questo argomento è Totti".

Una doverosa precisazione che arriva puntuale a spegnere, forse, sul nascere una sterile polemica per quanto riguarda un numero di maglia, che sebbene sia legato in maniera indissolubile alla storia della Roma e del proprio giocatore simbolo, non può essere preso come pretesto per un attacco nei confronti di un giovane calciatore.