Rudi Garcia è l'allenatore della Roma, confermato in sella anche per la prossima stagione. Eppure, nella Capitale, continui spifferi minano la stabilità dell'ambiente e a farne le spese è proprio il tecnico francese, scosso dalle recenti prese di posizione della società.
Sabatini e Pallotta non condividono la dialettica di Garcia, mal digeriscono la mutazione repentina del francese tra primo e secondo anno. Dai sorrisi alla polemica, il nuovo Garcia vive a stretto contatto con la stampa e fa della stampa un viatico per rimostranze e pensieri, sul club, sul futuro.
Dal "vinceremo" al "gap è destinato ad aumentare", il passo è lungo, ma a ben vedere plausibile. Garcia prova ad alzare l'asticella per toccare le corde emozionali della squadra, ma ottiene un effetto contrario, perché la Roma, scottata dalla pressione, crolla e scopre il virus del dubbio, del successo ad ogni costo. Sul finire di stagione, quando la Champions è in cassaforte, un ritorno al sano realismo, la Juventus è più forte, oggi, con ogni probabilità domani.
Qui, un segno che a Roma interpretano come resa. Per una società ambiziosa, uno schiaffo pesante, che inficia il rapporto con Pallotta e Sabatini. Garcia chiede carta bianca, per il mercato, per la gestione del club, la risposta, silenziosa, crea un rumore assordante, perché il tecnico non partecipa a un incontro fondamentale per il futuro del club, guidato dal Presidente americano.
Garcia si scopre solo, meno forte, in sella, ma senza il potere del comando, a Roma si fissano gerarchie e ruoli e Garcia non è in cima alla lista, a lui si chiede di far giocare bene la Roma, di vincere, solo questo. Per uno come Rudi forse troppo poco, non è quello che vuole, non è quello che chiede, ecco perché la rottura non è poi così lontana, anche se piovono conferme e pacche sulle spalle.