"Se piangi di gioia, non sprecare le tue lacrime: le stai rubando al dolore" Paul-Jean Toulet
Toulet, poeta francesce di fine ottocento, era un idiota. Il suo verso sopracitato, è banale e miserevole come la sua carriera. Chi piange di gioia, caro Toulet, probabilmente ha versato più di una lacrima di dolore per arrivare a quel successo. E' la storia di Federico Balzaretti, dal 26 maggio a domenica 22 Settembre, solo 119 giorni a separarli eppure sembra trascorsa una vita. La Roma è cambiata, lui è cambiato ed innegabilmente lo è anche l’animo dei suoi tifosi. 3 anni fatti di incubi, cadute rovinose, cessioni “lacrime e sangue”, tecnici arrivati in pompa magna per fuggire poi tra gli insulti ed i veleni di una città ferita. La Roma è un romanzo, una storia, un amore, sicuramente molto di più di una squadra, molto più di uno sport. La Roma è il vanto di un popolo, mai vincente, sempre sofferta, sfortunata ed incredibilmente problematica. Questo l’hanno capito bene, in questi ultimi due anni, i nuovi dirigenti. Partiti con la fiducia di (quasi ndr) tutti, dopo il 26 Maggio persero derby e credibilità agli occhi dei propri tifosi, anche quelli più fiduciosi sul “nuovo percorso”. Domenica la Roma si è ripresa Roma ed è un romantico vezzo del destino che il simbolo di questa rivincita sia stato Federico Balzaretti. No, non è stata la rivincita del 26 maggio e non lo potrà mai essere, quella di domenica è stata la rivincita di un gruppo, che ha sofferto davvero ogni sconfitta, ogni umiliazione ed ha accettato, senza mai obiettare, ogni schizzo di fango gli arrivasse in viso. Si sono ripresi i propri tifosi con il sudore, il cinismo e soprattutto con il carattere. Già il carattere, quello assente da due anni nelle casacche giallorosse, ora è riapparso ed ha il volto teatrale di Rudi Garcia, è nel recupero di tacco di Daniele De Rossi, è nella rincorsa all’avversario di Francesco Totti, è nello sguardo cinico di Strootman, nella dedizione a prescindere di Alessandro Florenzi, nell'impegno sincero di Marco Borriello e nella trance agonistica di Benatia. Questa è la miglior rivincita della Roma e se Herman Hesse aveva ragione, teorizzando che “destino e carattere sono due nomi di un medesimo concetto”, il percorso per affermarsi ha mosso i suoi primi passi.