"Ho un solo rimpianto, quello di poter donare alle Roma una sola carriera". Parole di Daniele De Rossi, personaggio talmente eccezionale nel panorama calcistico mondiale da non essere compreso fino in fondo. "Deve andare a vincere altrove", "per il suo bene, deve lasciare Roma". Quante volte giornalisti, allenatori e addirittura non addetti ai lavori hanno pronunciato frasi simili parlando della sua situazione? Quante testate nazionali, sportive e non, hanno dedicato titoloni ai suoi tentennamenti, alle offerte milionarie che piovevano da tutta Europa, affermando che, beh, ormai anche lui era convinto di lasciare Roma? Troppe.

SOLO ROMA – La realtà è ben diversa, difficile da comprendere per chi non conosce Roma e la sua forza totalizzante. Non c’entrano i soldi, non c’entra la gloria, non c’entrano i trofei. Non esiste nulla di più appagante per uno il cui cuore, sin da bambino, era giallorosso, del vestire la maglia della Roma, divenendone un simbolo. Non ci sono sceicchi che tengano, e le dichiarazioni rilasciate da De Rossi nel febbraio 2012, al momento dell’annuncio del rinnovo del contratto, parlano chiaro: "Cosa mi ha spinto a rimanere? Questa squadra, questa città e questa gente. Ho bisogno della Roma per giocare a pallone". Certo l’ingaggio percepito è alto, 5,5 milioni netti all’anno, ma altrove non sarebbe sceso sotto i 7. Non è, insomma, una questione di soldi, è una questione di cuore.

ANNATA DIFFICILE – Indubbio. La stagione è andata molto male tanto per la squadra quanto per lui. Zeman lo ha messo spesso e volentieri in panchina, sostenendo che "De Rossi non è un regista". Vero. Non è quel regista alla Pirlo che mette in porta con lanci perfetti di 40 metri, ma era pur sempre il miglior centrale di centrocampo che la Roma avesse in rosa. Tachtsidis, con migliori qualità di impostazione, lasciava buchi difensivi inaccettabili. L’intelligenza tattica, la disponibilità al sacrificio e la personalità di De Rossi sono sempre mancate al giocatore greco.  Con Andreazzoli la situazione è cambiata, ma il livello delle prestazioni non è migliorato. Difficile comprenderne i motivi.

PALLA ALLA DIRIGENZA – Un fatto è certo: De Rossi non chiederà mai di essere ceduto e la società lo sa. L’annata di "Capitan futuro" sarà stata insufficiente, però di calciatori come lui, di indubbio valore tecnico e umano, alla Roma non ce ne sono tanti. 418 presenze e 47 gol in giallorosso, 85 gettoni e 17 reti in nazionale: sono numeri inconfutabili, sono numeri da grande campione. Impossibile dimenticarli. Tenersi stretto De Rossi, riportarlo al centro del progetto, farlo sentire di nuovo insostituibile è quello che serve a lui per tornare grande e alla Roma per tornare al vertice. Non si può privare la Roma della propria anima. Non si può privare la Roma di Daniele De Rossi.