Una splendida giornata di sole accoglie gli atleti sulla Kandahar, una classica della Coppa del Mondo di Sci Alpino. Sole o non sole, l’esposizione settentrionale del tracciato non permette una visibilità ottimale: ombra con neve dura ed aggressiva (ma non ghiacciata) rendono la pista ancora più difficile di quanto la pendenza e le sconnessioni facciano. Ma come ben sappiamo, quando c’è difficoltà c’è spettacolo.
La prima bella prestazione arriva con il pettorale uno di Aksel Lund Svindal che porta a termine una prova pulita e all’attacco come suo solito, ma una parte finale visivamente non al meglio (posizione di ricerca di velocità non molto raggruppata) fanno pensare che il suo tempo, apparentemente ottimo, possa essere battuto. Infatti pochi numeri dopo Beat Feuz, dopo essere stato in ritardo di quasi mezzo secondo fino a metà pista, improvvisamente all’intermedio prima dello schuss finale passa davanti portando l’abbrivio (e la velocità) fino alla linea del traguardo. Primo per ventotto centesimi.
La gara da qui in poi, è al cardiopalma, in quanto praticamente tutti gli atleti di punta, fino al salto della Freier Fall, sono stati su intermedi molto vicini allo svizzero, il quale però ha messo il turbo negli ultimi centesimi di gara. Così, l’atleta bernese, scongiura lo spauracchio della settimana scorsa, dove era stato battuto dall’atleta col pettorale 19 quando i “migliori” erano già scesi e si porta a casa la gara.
I più vicini sono stati Kriechmayr, che ha addirittura avuto mezzo secondo di vantaggio al terzo intermedio, e il nostro Dominik Paris che hanno concluso secondi a pari merito, entrambi molto fluidi sia sul piano che sulla parte tecnica. Ottima anche la prova di Peter Fill, che si riscatta dalle prestazioni scialbe dei due fine settimana precedenti, sesto a +0.49 e a soli 20 sentesimi dal podio. Lo precedono Svindal, quarto, e il sempreverde Reichelt, che anche oggi dimostra di essere molto in forma e pericolosissimo per le olimpiadi, quinto a +0.36.
Spettacolare invece la prestazione dell’azzurro Emanuele Buzzi, che chiude decimo a +0.99, con il pettorale 44, a riprova dell’ottima tenuta della pista. L’azzurro prende 3 decimi al primo intermedio e da lì in poi, per tutta la parte tecnica, mantiene lo stesso identico ritardo dallo svizzero Feuz, per poi perdere, come molti, nelle ultime porte.
Un gran peccato per Christof Innerhofer, che dopo aver dominato le prove, va sull’interno poco dopo il primo intermedio e compromette la gara. Riuscirà a stare dentro ma chiudendo solo tredicesimo. Ventunesimo Matteo Marsaglia, dopo il primo tempo nella prova di mercoledì, a +1.50.
La discesa libera di Garmisch è da considerare come una delle “Grandi” del Circo Bianco. Forse l’unica pista assieme a Kitzbuehel dove per vincere devi avere sia una tecnica sopraffina che un’ottima capacità di scivolamento. Un connubio perfetto che la rende pista da grandi competizioni (infatti ogni anno sia uomini che donne passano per di qua, per non considerare le 2 edizioni dei Mondiali di Sci Alpino svoltisi su questa pista). Purtroppo le basse altitudini e il fatto di essere spesso ghiacciata e in ombra talvolta non la rendono una delle piste più amate dagli atleti. Rimane il fatto che ogni volta che si corre qua, i colpi di scena e gli inserimenti da dietro sono sempre dietro l’angolo.