Un testa a testa infinito. L'ucraino Romanchuk conferma le attese della vigilia e fa gara di testa con Gregorio Paltrinieri nella finale dei 1500 stile libero. Una gara estenuante, che l'azzurro conduce al limite del record del mondo per tutta la durata della contesa, prima di allungare ai mille metri. Otto vasche lunghe ben più dei quattro minuti che hanno separato l'azzurro dalla conferma, davanti a tutti, nella vasca mondiale di Budapest. La Duna Arena si inchina a re Gregorio, medaglia d'oro, dopo Rio 2016, anche in Ungheria.
Una prestazione enorme, coronata con uno stratosferico 14'35"85. Queste le sue emozioni a fine gara: "Sono contento. E' stata una gara difficile. E' stato lì più del previsto. Ho vinto allo sprint che sembrava una barzelletta. Sta venendo su sempre più gente, escono tanti giovani che mi stimolano a dare sempre il meglio. Bene così, è stata una gara bellissima". Si torna inoltre agli ottocento ed alla medaglia di bronzo, con l'urlo finale che ha il sapore di liberatorio dopo la scarsa prestazione di qualche giorno fa: "E' brutto parlar male di un bronzo mondiale, altri sono andati più forti ed è giusto archiviarla così, ma non ero contento di come avevo gestito la gara. Mi è bruciato tanto da quel giorno, non avrei voluto fare una gara così negativa".
Ed infine, sull'andamento della gara stessa e sull'esultanza, chiude: "Ho cercato di nuotare bene dall'inizio, ho cercato di scrollarlo di dosso, non ci sono riuscito subito, sono riuscito a farlo prima dello sprint. Facevo degli strappi in mezzo che erano dispendiosi, ma sono risultati decisivi. Ho provato a mille e due, mille e tre, di staccarlo, ed è servito, anche se sono morto alla fine. Vorrei prendere e andare via sempre, ma non è sempre così facile. Ho vinto anche di intelligenza. L'esultanza? Ero contento, avevo voglia di urlare e basta. Non pensavo a nulla in particolare, volevo urlare".