Il viaggio nel nuoto femminile in corsia, all'alba della rassegna iridata, prosegue a farfalla. Tre distanze - 50, 100, 200 - una protagonista indiscussa. Sarah Sjoestroem punta a collezionare quattro ori individuali a Budapest, equamente divisi tra stile ed appunto farfalla. Il suo margine di vantaggio, tanto nei 50 quanto nei 100, appare incolmabile. A Barcellona, 24"76 nella vasca secca, quasi un secondo sulla prima inseguitrice di stagione, Ranomi Kromowidjojo, 25"59. Sjoestroem non lontana dal suo limite mondiale, targato 2014. 33 centesimi, distanza che può sbriciolarsi a breve. Per il podio, candidatura anche di Kelsi Worrell - 25"69 ad Indianapolis - Ikee ed Oleksiak sono giovani dal talento straordinario. La seconda, in leggera difficoltà in stagione, vanta già medaglie di metallo pesante. Con 26"03, Silvia Di Pietro scruta la semifinale.
Medesimo discorso si ripropone, come detto, nei 100. 55"76 a Canet, unica nuotatrice sotto i 56"00. La Ikee, talentino nipponico, deve mostrare consapevolezza e forza in un contesto probante, la Chimrova può inserirsi. Con 57"27, Emma McKeown si propone come variabile. La Oleksiak ha in bacheca un discreto 57"32, Ilaria Bianchi - già meno 58, 57"89 - è la miglior opzione azzurra da diverso tempo sulla distanza. La finale non è proibitiva, occorre rispolverare antiche certezze.
Infine, i 200. La Germania ha una nazionale ridotta, con poche punte, ma può comunque togliersi delle soddisfazioni. Franziska Hentke - 1° tempo dell'anno ai trials tedeschi, 2'06"18 - va a caccia del titolo mondiale. Suzuka Hasegawa è nella sua scia - 2'06"29 - a confermare la confidenza nipponica con stile e distanza. Atkinson e Belmonte le altre frecce europee. Compare, nella graduatoria 2017, anche Katinka Hosszu. 2'08"05, a sottolineare l'unicità dell'ungherese. Stefania Pirozzi, 2'08"64, è 18°.