I Mondiali di sci di Sankt Moritz si sono chiusi pochi giorni fa e come sempre dopo una rassegna sportiva, è giunto il momento di fare i bilanci. In un evento dominata dall'Austria e, al maschile, dal Canada, chi ne esce con le ossa rotte è sicuramente l'Italia e, parzialmente, anche la Francia. Abbiamo quindi provato a tirare le somme di queste due settimane molto intense assieme a Gianmario Bonzi, voce televisiva dello sci alpino per Eurosport.
Iniziamo dicendo che il Mondiale al maschile si può dire che è stato dominato da due nazioni: il Canada nelle specialità veloci e l'Austria in quelle tecniche. Se per l'Austria era quantomeno preventivabile un exploit al mondiale, il Canada è stata a mani basse la sorpresa. Sei d'accordo?
Il Canada si è rivelato una sorpresa che in realtà... non è una sorpresa. Basta guardare la storia dei Mondiali e delle Olimpiadi. Gli atleti nordamericani sono da sempre in grado di alzare il loro livello in questo manifestazioni, anzi addirittura di programmare per quattro anni quella specifica gara in cui vogliono salire sul podio (Weibrecht, atleta comunque di talento, è l'emblema di questa filosofia), fregandosene parzialmente del resto. Questo perché in primis la cultura nordamericana apprezza poco la Coppa del Mondo e vive invece per Mondiali e Olimpiadi, che danno visibilità e gloria in quantità decisamente maggiori. Negli Stati Uniti, per dire, Tommy Moe (1 oro olimpico in discesa a Lillehammer '94, argento in superG, ma anche una sola gara vinta in Coppa del Mondo) è un mito quasi quanto Bode Miller e lo era anche di più fino a Vancouver 2010.
Il discorso è simile in Canada. Da Aare 2007 fino a St. Moritz 2017 i maschi hanno conquistato medaglie in discesa con Hudec, Kucera e Guay. In superG l'oro e il bronzo recente di Guay e Osborne-Paradis seguono l'argento di Cook a Vail/Beaver Creek 2015. Infine: la tradizione vincente nei grandi eventi esiste anche a livello femminile, basti pensare agli ori in discesa a sorpresa di Sorensen (Schladming 1982) e Turgeon (St. Moritz 2003), mentre Kate Pace vinse a Morioka '93 da quasi favorita principale. Per non parlare dei Giochi Olimpici, con l'oro di Kerrin Lee-Gartner ad Albertville 1992 in libera, una che non ha mai vinto in Coppa del Mondo né prima né dopo, o quello clamoroso di Kathy Kreiner in gigante a Innsbruck '76. Questione di scelte e programmazione. Nei grandi eventi la storia parla per i canadesi. Certo, concludo dicendo che Guay è un ottimo sciatore (5 vittorie e 25 podi in Coppa del Mondo più una "coppetta" di superG) e una splendida persona: il suo oro in superG a St. Moritz 2017 fa coppia con quello in discesa a Garmisch-Partenkirchen 2011. Gli altri atleti in grado di conquistare il titolo mondiale sia in discesa che in superg si chiamano però Pirmin Zurbriggen, Hermann Maier e Bode Miller, sciatori cui il pur bravo canadese non può essere paragonato. E complimenti anche all'italiano Paolo Deflorian che li allena i canadesi.
Parlando di Austria, non si può non parlare di Marcel Hirscher, il vero dominatore dello sci da 5 anni a questa parte. Per la prima volta è riuscito a vincere l'oro nel gigante, oltre a quello nello slalom. Pensi che l'aver battuto sia Pinturault che Kristoffersen in una rassegna così prestigiosa sia stato un atto di forza che avrà ripercussioni anche sulla Coppa del Mondo?
Hirscher è per me già oggi il più grande atleta della storia di questo sport al maschile. La sua continuità sul podio dal 2011 non ha eguali. Per cui Pinturault e Kristoffersen non possono essere paragonati a lui anche se a volte l'hanno battuto, il norvegese anche spesso negli ultimi due anni in slalom. Due fenomeni, sia chiaro, ma non al suo livello. La sesta Coppa consecutiva è già in mano all'austriaco, che ha una capacita di concentrazione, di alzare il proprio livello, di competere con i migliori, di organizzare il suo staff, di spingere al 200 per cento anche in allenamento, di testare i materiali all'infinito (ha portato 80 paia di sci in Svizzera...) e una fame di vittoria, uniche. Per uno strano scherzo del destino non ha ancora conquistato un oro olimpico, spero lo faccia a PeyongChang2018 perché se lo merita come nessun altro, ma nel caso non dovesse farcela, come capitato a Marc Girardelli o Renate Goetschl, sarà l'albo d'oro a Cinque Cerchi orfano del suo nome e non il contrario. E' classe 1989: se avesse voglia, potrebbe riscrivere ancora la storia di questo sport per un altro quadriennio. Quest'anno la Coppa sarà ancora sua senza discussioni. Vediamo poi come programmerà gli ultimi anni della carriera, dipende tutto da lui. Nessuno ha la sua capacità di reggere la pressione, nemmeno (per ora) Pinturault e Kristoffersen e lo si è ben visto a St. Moritz.
Sempre al maschile, le delusioni sono state due: Italia e Francia. Degli azzurri ne parleremo più avanti, facendo un discorso unico tra ragazzi e ragazze, ma la Francia secondo te in cosa ha sbagliato?
In nulla. Ha sbagliato una gara, il gigante maschile, può capitare in un grande avvenimento, ma i maschi avevano già raccolto un buon bottino sia a Schladming 2013 che a Sochi 2014. Questa volta ci hanno pensato Tessa Worley e... la squadra nel Team Event. La Francia, come l'Italia, non è mai stata una potenza assoluta come Austria e Svizzera, ma i suoi campioni li ha sempre prodotti e continuerà a farlo. Vale il discorso già fatto per Hirscher: in questo momento Pinturault, che forse tecnicamente non è da meno di Marcel, anzi, non ha però la sua continuità e capacità di alzare il rendimento quando conta davvero. Rimane un grande campione anche lui. Arriverà in cima e potrà conquistare la Coppa generale, magari quando si ritirerà Hirscher. Lui e i compagni hanno semplicemente sbagliato una gara, su pista e neve che non li favorivano granché, nulla di grave. Se poi hai Tessa Worley, il "fallimento" della squadra maschile pesa meno.
Passando al femminile, la gara di slalom della Shiffrin è stata qualcosa di eccezionale, fuori da ogni parametro. Pensi che potrà migliorare ancora e magari provare anche le specialità veloci?
Sicuramente Mikaela ha ancora margini di miglioramento, magari non in slalom, ma in gigante e superG. Credo che a breve possa dominare anche tra le porte larghe ed impadronirsi delle combinate. La vedo un po' alla Hirscher: vincente in slalom e gigante, magari ogni tanto in combinata, soprattutto in quelle con il superG al posto della discesa, e competitiva appunto anche in superG. In tutto questo, non sarà necessario vincere o primeggiare pure in libera. Una volta che avrà trovato il modo di dominare in gigante, impresa però non semplice, perché la concorrenza è tosta almeno in quella disciplina, Italia in primis, sarà sufficiente non calare di rendimento in slalom per vincere Coppe e gare a ripetizione. Nonostante Lindsey Vonn sia vicina a battere il clamoroso record di successi in Coppa di Stenmark, si vede già all'orizzonte un'atleta che, se avrà voglia di continuare per almeno altri 10 anni, potrà puntare anche ai 100 successi nel circuito maggiore: Mikaela Shiffrin, appunto.
Capitolo Italia: le ragazze erano arrivate a St Moritz con ottime speranze di medaglia in tutte le specialità, tranne forse lo slalom. Alla fine ne hanno raccolta solo una, come mai? Solo sfortuna?
Non credo né alla sfortuna né alla fortuna, anche se due quarti posti non aiutano. Mai. Per qualcuno, leggi Mario Cotelli, è una questione tecnica, può essere, ma per me è più psicologica. Come suggerito da Gross dopo lo slalom maschile, bisogna "avere fame". Bisogna avere la voglia di andare a prendersi le medaglie, soffrire e reggere la pressione. L'Italia storicamente fa fatica ai Mondiali di sci. In fondo siamo solo ottavi nel medagliere complessivo e anche negli anni gloriosi di Compagnoni e Tomba, pur con tutte le giustificazioni del caso, vi sono stati buchi clamorosi. Basti pensare a Vail 1989, Morioka '93 e Vail 1999. L'unica che ha avuto questa voglia pazzesca di vincere a St. Moritz 2017 è stata Sofia Goggia, che ha buttato un probabile oro in discesa e sofferto la pressione, parole sue, prima del superG. E' tutta esperienza per il futuro, in fondo non si era mai trovata in una situazione simile prima. Una medaglia, che non si butta MAI via, può essere poco per quanto visto finora in Coppa in stagione, ma se poi raccoglierà di più a PyeongChang 2018 nessuno si ricorderà di St. Moritz 2017.
Restando in tema, approfondiamo il discorso su Sofia Goggia. Pensi che la bergamasca potrà ambire a vincere il coppone già dal prossimo anno, vista la continuità dimostrata nelle varie specialità già in questa stagione?
Non è impossibile, a patto però di evitare di commettere un errore a gara come è più o meno sempre accaduto quest'anno, di avere un allenatore personale che la segua sempre, soprattutto nel passaggio da una disciplina all'altra e di restare sana. In più, bisogna macinare pali di slalom per fare la differenza in combinata. Impresa dunque difficile, ma non impossibile. Certo, l'era Shiffrin è appena iniziata... e non abbiamo ancora visto tutto il potenziale dell'americana in gigante e in superG.
Ultima domanda: cosa pensi che sia andato storto per il gruppo italiano? Alcuni stanno provando ad incolpare Max Carca, a mio avviso ingiustamente, tu cosa ne pensi? Perché falliamo questi appuntamenti così importanti?
Premessa: non sono mai stato un fan della rassegna iridata. Con la Coppa del Mondo piena di storia, gloria, gare e tradizione, e le Olimpiadi ogni quattro anni, i Mondiali ogni due anni mi dicono veramente poco. Sempre sostenuto, anche dopo edizioni con grandi raccolti, vedi Garmisch-Partenkirchen 2011. Per me il vero campione del mondo è il vincitore della Coppa di specialità. Se guardate l'albo d'oro di Coppe e "coppette", trovate solo campioni. Quello dei Mondiali è pieno di carneadi bravi un solo giorno o semplicemente fortunati, con tempo o materiali. A qualcuno piace, è il bello dello sport e dello sci, a me piace meno. Il vero valore tecnico deriva dalla Coppa del Mondo, dopo 40 gare circa e 4 mesi di competizioni in cinque discipline, su piste e nevi diverse.
Detto ciò, ribadisco, è un problema mentale e storico quello italiano. Al di là dei campionissimi, Gros, Thoeni, Tomba e Compagnoni, l'Italia ha sempre raccolto meno di quanto meritasse. Basti pensare che un fenomeno naturale come Kristian Ghedina non ha mai vinto una medaglia olimpica e il suo nome nell'albo d'oro ci sarebbe stato benissimo. Soffriamo un po' la pressione del grande evento, mentre americani e canadesi, come detto all'inizio, liberano mente e corpo soprattutto per le occasioni più importanti. Questione anche naturale, evidentemente. Loro riescono a essere più "freddi" quando conta di più, ma si può sempre invertire la rotta. Per me, lavorando di più sulla mente e programmando al meglio la gara dell'anno, olimpica o iridata che sia.