Bionde, bellissime, fortissime. E un dualismo che accende la Coppa del Mondo di sci alpino al femminile che, vista la moria di protagoniste fra infortuni, anni sabbatici e ritiri, si affacciava alla stagione 2015/2016 all'insegna della più assoluta incertezza. Normale che, fin da subito, i nomi di Lindsey Vonn e Lara Gut fossero diventati quelli più "caldi" fra tifosi ed addetti ai lavori perché si potesse provare a scrivere una storia anche solo vicina all'entusiasmante thrilling della passata stagione, quando Anna Fenninger- finita ko alla vigilia di Sölden - e Tina Maze, ora in pausa di riflessione in attesa di capire quale sarà il suo futuro, arrivarono fino all'ultimissima gara per regolare in maniera definitiva i conti per la Coppa gigante, al termine di un'annata mozzafiato per entrambe.
Inevitabile che il cerchio si stringesse quindi intorno alla alla fuoriclasse del Colorado, donna dei record all time e destinata ad abbatterne chissà quanti altri ancora, e alla peperina di Comano. E le due non hanno deluso, soprattutto Lindsey che al termine di due anni travagliati fra infortuni e tempeste sentimentali, è tornata a essere la cannibale che tutti conoscevamo, monopolizzando le prove veloci di Lake Louise e distanziando definitivamente Anne Marie Pröll nella classfica delle vincitrici di prove di Coppa del Mondo. Ma se in velocità la Vonn ormai è una garanzia assoluta, ha lasciato a bocca aperta la vittoria maturata nel gigante di Are, arrivata come immediata coda alla tripletta di Lake Louise (due discese e un super G), e per le statistiche la numero 72 in carriera. La combinata di Val D'Isere, inoltre, ha fatto vedere un'inedita o quasi versione slalomista, anche se non è stata sufficiente per battere Lara Gut, finitale davanti per un solo centesimo.
Gut, che dal canto suo, sta mettendo in pista fin dalla prima gara tutta la sua classe e il suo talento. E quel briciolo di cinismo in più che le ha permesso di attuare il sorpasso sulla rivale proprio al termine della tre giorni francese. Spesso tradita dalla foga e dalla voglia di strafare, la ticinese ha in passato gettato via molte occasioni importanti, ma in questo avvio di stagione sembra aver trovato la giusta quadra, puntando a portare a casa il macinato. Già tre vittorie per lei, e se qualche critico potrebbe giustamente obiettare che in un paio di occasioni sono state le avversarie a infiocchettare un bel regalone alla svizzera - leggasi Shiffrin ad Aspen e Vonn in Val D'Isere - altrettanto giustamente si può controbattere affermando che la ventiquattrenne di Comano di farina del suo sacco ce ne ha messa in gran quantità. Anche solo, si fa per dire, facendosi trovare pronta al posto giusto e nel momento giusto. Dettagli, ma fondamentali nell'ottica di una stagione che si preannuncia calda.
Una stagione che facilmente avrà la sua coda nel gran finale di marzo e che si spera possa farci rivivere le emozioni del passato recente. Allora furono due more ad infiammare il circuito bianco, quest'anno il passaggio del testimone a due bionde. Bellissime e fortissime, e sotto questo aspetto, non c'è alcuna differenza con l'anno scorso. Dovessimo giocare qualche centesimo, lo butteremmo sull'americana, che nelle prove veloci sa essere ingiocabile come poche, mentre il suo inesauribile serbatoio di talento le permette di cavarsi gioie enormi in gigante. Che è la disciplina più congeniale all'elvetica, la quale, se saprà con costanza rimanere nelle code di Lindsey in velocità e magari approfittare come già successo sabato di qualche concessione dell'avversaria, potrà rimettere in gioco tutto. E chissà che non si faccia stuzzicare dall'idea di provare a fare qualche punticino in slalom...