La World League 2015 si è chiusa con il primo storico, inaspettato alla vigilia, ma per quanto visto in questi giorni di Final Six assolutamente meritato, successo della Francia. I transalpini sembravano la Cenerentola invitata ad un Gran Galà, destinati ad un ruolo di comparsa. Eppure è stata la nazionale che ha faticato più delle altre per guadagnarsi la partecipazione a questo evento. Per la prima volta nella storia della manifestazione, la World League è stata vinta da una squadra che partiva tra le formazioni di seconda fascia. Infatti prima di questa ha dovuto superare un'ulteriore Final Six, dove ha battuto la Bulgaria e l'Argentina di Julio Velasco.
Il trionfo della Francia ha confermato il percorso degli uomini di Laurent Tillie, dopo il quarto posto agli ultimi Mondiali. Oggi in finale hanno avuto ragione di un altro osso veramente duro, come la Serbia di Nikola Grbic, che aveva dalla sua pure il tifo della maggior parte del pubblico del Maracanazinho. Tutto questo perchè i transalpini si erano macchiati della colpa di avere eliminato il Brasile.
La Francia ha vinto mettendo in mostra i propri cavalli di battaglia quali: la capacità di non buttare via nessun pallone difendendoli tutti, snervando gli avversari, solidità in ricezione, pericolosità in attacco e pressione costante con il servizio. Inoltre la formazione di Laurent Tillie dal match d'esordio con il Brasile per arrivare a quello di oggi ha sempre mostrato una tenuta nervosa nei momenti difficili, che le ha permesso di venire a capo di ogni matassa.
La partita contro la Serbia alla vigilia vedeva di fronte 2 opposti che finora avevano fatto la parte del leone: per i balcanici Aleksandar Atanasijevic con 205 punti, nei transalpini Rouzier con 234. Ebbene il primo non è riuscito ad incidere sul match e Grbic lo ha dovuto sostituire con Starovic. Il tecnico serbo le ha tentate tutte pur di far cambiare registro alla sua formazione ed al match, facendo ruotare gli schiacciatori e i centrali senza esito. Nel terzo set i balcanici sono stati a lungo in vantaggio, hanno murato di più e meglio degli avversari. Questi ultimi che avevano dominato in lungo e in largo la partita, grazie ad una maggiore precisione in attacco però non volevano correre rischi facendo tornare in partita la Serbia. La Francia ha trovato lo sprint decisivo per la vittoria grazie al turno di servizio del centrale Kevin Le Roux. Il punto della vittoria è stato messo a segno dallo stesso Rouzier, forse il miglior posto 2 di questa Final Six. Per i transalpini il merito del successo va anche alla solidità del libero Grebennikov (ottimo affare per Treia), capace di tenere in equilibrio la nave in seconda linea affinchè non fosse come la famosa Maginot. In cabina di regia Benjamin Toniutti ha saputo servire con maestria le proprie bocche da fuoco. Al centro si sono rivelate autentiche saracinesche Kevin Le Roux e Le Goff. Il loro mattone lo hanno portato pure gli schiacciatori come Kevin Tillie ed Earvin Ngapeth, con quest'ultimo l'attacco diventa un numero da circo, oppure un magheggio o autentica forma d'arte a seconda delle circostanze.
Nella finale per il terzo e quarto posto gli Usa di John Speraw, si sono imposti per 3-0 sulla Polonia di Antiga (25-22, 25-23, 25-23). Che cosa dire su questa partita? Hanno vinto i nordamericani perchè hanno avuto motivazioni maggiori rispetto ai loro avversari. Su quest'ultimi ha pesato non poco il pesante macigno della sconfitta al tie-break contro la Francia del giorno prima. Gli Usa invece hanno mostrato un grande Matt Anderson come opposto e pure Taylor Sander in posto 4 ha giocato meglio. Treia si è assicurata un regista di livello come Micah Christenson, che è bravo pure a muro. In chiusura va detto che oggi è stato l'unico giorno in cui la seconda partita in programma non ha subito slittamenti di orario. La prossima volta sarebbe meglio che gli organizzatori imparassero a non mettere una distanza di 2 ore tra un incontro e l'altro. Questo perchè una partita di pallavolo si sa quando inizia ma mai quando finisce.