Migliorarsi, dopo aver vinto.
Record e medaglie, da un decennio, prima della resa, parziale. L'avvento di una nuova generazione, in un mondo, quello natatorio, che scorre a grande velocità, che esaurisce fisico e corpo, senza concedere una seconda opportunità. L'ultima Pellegrini vincente è nella piscina catalana del Palau Saint Jordi. Argento iridato, alle spalle della Franklin, un'apparizione, dopo una stagione di stacco, dedicata al dorso.
L'ultimo battito di una campionessa, da lì scelte importanti, da ritrovare l'amore per il nuoto, per l'acqua. Federica si chiude, cambia, sceglie Giunta, sfida la critica e le critiche, torna a lavorare, come mai in passato. In altura inizia un percorso diverso, la Pellegrini dialoga con se stessa, non presta attenzione alle sensazionali prestazioni che l'Europa raccoglie. Non solo Franklin e Ledecky negli Stati Uniti, ma anche Heemskerk e Sjoestroem nella Vecchia Europa.
Al Settecolli, 1'56 basso, il primo sorriso. Le sensazioni sono buone, Federica torna a sentirsi viva, prende l'acqua, scorre via. A Vichy, ieri, il capolavoro. 1'55 netto, mai così veloce in carriera la Pellegrini. Solo nell'epoca dei super-costumi una Federica superiore. 14 centesimi meno dell'argento catalano, a un passo dai primi tempi al mondo. 32 centesimi dividono Pellegrini e Heemskerk, 23 separano l'azzurra dalla Sjoestroem.
Il risveglio della divina impressiona. Ancora una volta, Federica si alza, come una dea, sull'acqua. Eroina senza tempo, lancia la volata mondiale. Sono le altre a dover temere la Pellegrini. I 200 sono la gara dell'azzurra, la gara che conosce e interpreta a occhi chiusi. Verso Kazan, l'Italia torna sul carro di Federica, si aggrappa alle spalle potenti della donna del nuoto per vivere ancora emozioni d'oro.