Di squadra, di cuore, da squadra con cuore. Sta in queste due parole, enormi per profondità, la vittoria azzurra, contro un avversario di rango inferiore, ma temibile. La seconda fase mostra come i pericoli siano sempre dietro l'angolo. La Repubblica Dominicana si impone solo al tie-break con il Belgio, il Giappone cade con la Croazia, l'Italia no. Soffre, ma vince, senza lasciar per strada punti e fiducia. Si inceppa nel terzo set, ma ritrova le giuste coordinate per chiudere la partita. Tre set a uno all'Azerbaigian, un viatico positivo in vista della sfida di domani con il Belgio, che porta con sé ricordi nefasti (vedi l'Europeo di un anno fa). 25-19, 25-21, 21-25, 25-21.
Bonitta cambia come sempre il sestetto, gestendo le energie in una competizione massacrante. Del Core e Costagrande si lasciano alle spalle problemi e paure e riprendono la scena. L'inizio è di stampo azzurro. Una Chirichella più coinvolta rispetto alla sconfitta con la Repubblica Dominicana domina a muro e tocca palloni in ogni dove, il servizio funziona e l'Italia scappa.
Per due set siamo padroni della partita. Lo spauracchio Rahimova contribuisce a rendere la partita più intrigante, ma la distanza è sempre di sicurezza. Nel terzo lo scenario cambia, perché anche in prima linea, al centro, l'Azerbaigian si fa sentire. Bonitta prova a studiare alternative valide. Nella mischia Centoni, Signorile, Bosetti, ma le azzurre non rientrano. Nel quarto, con Bosetti confermata per Costagrande, l'Italia insegue ancora, fatica, ma punto su punto si avvicina, con Piccinini, una delle peggiori con la Dominicana, decisiva.
Arrighetti timbra la vittoria, è il punto esclamativo su una prestazione che racchiude tutte le emozioni di un Mondiale. La vittoria nasce dalla sofferenza e dall'abnegazione, dal gruppo. E con il gruppo si intravede Milano, la lotta per qualcosa di importante.