Sono passati solo pochi giorni e l’onda lunga delle imprese azzurre agli Europei di nuoto in vasca corta non si è ancora placata, soprattutto grazie all’ennesima affermazione di Federica Pellegrini e all’orgoglio di un mai domo Filippo Magnini. Due campioni storici, fondamentali e imprescindibili, che, però, stavolta hanno dovuto lasciare spazio e riflettori al collega e amico Marco Orsi, uomo capace di portarsi a casa da solo cinque medaglie, circa la metà dell’intero bottino italiano.
Trascinatore e leader, il ragazzo di Budrio ha confermato il feeling speciale sui 25 m e si è issato al comando della nave fin dalla prima giornata, supportato da un motore naturale e da una voglia difficilmente contenibile. Sorriso contagioso, energia implacabile e grinta ostinata sono le doti che lo rendono e lo hanno reso una “Lamborghini”, come lui stesso ha voluto definirsi a più riprese tra un impegno e un altro. Se non fosse per Morozov, il titolo di “mvp” dei campionati non glielo avrebbe tolto nessuno, ma ciò non sminuisce affatto, semmai eleva, la valenza e il rilievo della sua prestazione.
Oramai da tempo tra i grandi, nonostante la giovane età, questo sprinter puro dedito allo stile libero ha purtroppo pagato lo scotto di doversi confrontare perennemente con personaggi ingombranti: prima Re Magno, poi Dotto, che alternativamente gli rubavano il posto più prezioso e ambito. Lui, nonostante una gran paura che lo ha portato in ospedale nell’inverno del 2012, non si è fatto problemi e ha risposto caricandosi a palla e presentandosi pronto, anzi prontissimo.
Marco Orsi è diventato dunque una sorpresa pur non essendo tale e ha stupito quando non avrebbe dovuto, mostrando nuovamente una capacità unica nell’esaltare e nell’esaltarsi, compattando e coinvolgendo il gruppo, rivelando alte prospettive individuali. Il tutto, tra l’altro, già ben evidente nei vari contributi in staffetta.
Consci che in vasca lunga sarà un’altra storia, il bolognese può però essere il simbolo di un ricambio, che tuttora procede a stento. A Herning, infatti, tanti volti nuovi si sono affacciati e la speranza è che passo dopo passo vengano ricalcati i passi dei campioni loro predecessori. Perché il rischio più grande, non solo entro confine, è che le nuove leve pecchino in continuità e la solidità di Pellegrini o Magnini siano disperse.
Resta quindi l’ultimo appuntamento dell’anno, l’ultimo tuffo in acqua nella vasca di Riccione, dove felici o scontenti sguazzeranno in un meeting dal sapore più di rimpatriata natalizia che di sentito agonismo. Con la testa già in vacanza e la mente proiettata oltre, senza dimenticare la lista dei regali per Babbo Natale, che, siamo sicuri, prevederà tante medaglie.