Dal paradiso all'inferno nel giro di quarantotto ore. Dalla gioia immensa per una vittoria che mancava dagli scorsi mondiali di Schladming al dramma per un ginocchio che fa crac ponendo fine alla stagione e ai sogni di gloria. Questo è il percorso di Tessa Worley, incappata oggi in una caduta nel corso della prima manche dello slalom speciale di Courchevel, festa privata delle sorelle Schild. E così, mentre Marlies festeggiava l'aggancio a quota 34 vittorie con la leggenda elvetica Vreni Schneider, mentre Bernadette accompagnava la sorellona sul podio, la francesina mignon stava vivendo il suo personale dramma. Un errore nelle prime fasi di gara, la caduta come conseguenza inevitabile. Molto più evitabile era l'infortunio, ma purtroppo per Tessa a bordo pista erano posizionati i cartelloni pubblicitari: l'impatto del ginocchio con la struttura di sostegno è stato letale per il crociato anteriore destro. Dolore, rabbia, disperazione. I Giochi Olimpici che sfumano, nel periodo migliore della carriera e quando era data fra le favorite per l'oro nel gigante. Una maledizione per il team francese, che ha perso anche Marion Rolland, iridata di discesa libera a Schladming in quello che avrebbe potuto essere il gran giorno di Nada Fanchini. Storie di sfortune e di ginocchia che saltano, di Olimpiadi che sfumano.
Tessa come Nadia quattro anni fa, protagonista di un volo terrificante a St Moritz. Tessa Worley come Sofia Goggia, ennesima vittima della falcidie di infortuni che si abbattono sul circuito dello sci alpino. Da lei, suo malgrado compagna di svrntura, subito i più sinceri auguri di pronta guarigione. Resta però vivo un interrogativo: davvero quello che si fa per la sicurezza di chi gareggia è sufficiente? Aldilà della sempre viva polemica sui materialie gli sci, che falciano ginocchia su ginocchia, sarebbe bene anche ragionare su una diversa sistemazione dei tabelloni pubblicitari a bordo pista, laddove ci dovrebbe essere vitale spazio di fuga per gli atleti che sbagliano. Vero che in slalom non si raggiungono le folli velocità della discesa o del super G, ma impattare a sessante all'ora su una struttura di ferro non è certamente la più esaltante delle esperienze. Lascia amareggiati vedere come a volte basterebbe poco per evitare infortuni e contrattempi, dove a pagare sono sempre e solo gli alteti, i protagonisti dello show.