Sì ammettiamolo. Abbiamo sognato di sederci sul trono. Tornare lì e zittire il mondo, che ci aveva dato per sconfitti, finiti. Siamo scesi in acqua con Federica Pellegrini anche noi. E che spettacolo. 150 metri di sofferenza con Franklin e Muffat a volare davanti, vicino alla linea rossa di Federica, targata Roma 2009, poi l’ultima virata e la svolta. La Pellegrini vola sull’acqua, torna sù come nei giorni d’oro e il popolo, italiano e non, s’infiamma. Meno quello francese, ammutolito al momento del sorpasso alla Muffat. Già la Muffat, eroina in terra d’Inghilterra e qui battuta. Si torna all’origine. Vige l’ordine prestabilito. Se non fosse per Missy, che meritatamente si mette al collo un altro oro. 1’54”81 per lei. Ah se ci fossero state altre due bracciate... Ma niente rimpianti. La Pellegrini, e con lei l’Italia dello sport, si veste d’argento, salvagente azzurro in una spedizione fallimentare. 1’55”14, addirittura sotto al tempo del suo ultimo mondiale sulla distanza, nella stagione del dorso e del riposo. Giù il cappello. Per fortuna abbiamo Fede, ma oggi è facile salire sul carro dei vincitori.
Il campione olimpico diventa anche campione del mondo - Dopo l’addio di Michael Phelps, in quell’immaginario passaggio di consegne della Londra olimpica, il nuovo padrone del delfino è il sudafricano Chad Le Clos. 1’54”32 al tocco. Sul podio sale ancora una volta l’eterno Korzeniowski (1’55”02), bravo a bruciare il cinese Wu Peng (1’55”09). La rivincita di Cameron Van der Burgh ha invece il sapore del brivido. È il sudafricano a conquistare l’oro dei 50 rana. Un solo centesimo davanti all’iridato della doppia distanza, l’australiano Sprenger. 26”77 contro 26”78. Terzo Giulio Zorzi (27”04), mentre chiude ottavo il nostro Mattia Pesce (27”53), già bravo a centrare l’obbiettivo finale. Sun Yang (7’41”36) regala il bis. Dopo la performance dei 400 sl, l’assolo degli 800. La solita gara di testa e il prepotente allungo a 150 metri dall’arrivo. Applausi anche agli sconfitti McBroom e Cochrane, grandi interpreti del mezzofondo . Paltrinieri chiude sesto, mai dentro la bagarre titolata. Il suo 7’50 e spiccioli è tempo simile a quello già nuotato ieri in batteria. Dotto sì, Magnini no. Questo il responso, dopo le semifinali dei 100 sl. Luca apparso apatico in staffetta, ha via via trovato fiducia, fino al 48”46 di questo pomeriggio, che migliora nettamente il crono della mattinata e vale l’accesso in finale con l’ultimo tempo utile. Niente Pippo invece. Il bicampione del mondo non trova la zampata, peggiora di un decimo rispetto alla batteria e chiude mestamente ultimo. Manca la condizione. Aggiungere altro sarebbe superfluo. Davanti si risvegliano Adrian (47”95) e Gilot (48”21). Prevedibile fossero di altra pasta, con l’alzarsi della posta. Peggiora nettamente Magnussen. Permangono i dubbi sulla tenuta mentale dell’australiano. La cinese Fu lancia un chiaro segnale nella rana veloce. 27”40 è biglietto da visita coi fiocchi. Dovrà guardarsi soprattutto dalla giapponese Arakawa e dalla spagnola Peris Minguet, sospinta dal boato del Palau Sant Jordi. Boato per lei, ovazione per Mireia Belmonte Garcia. 2’06”56, meglio della Hosszu e dell’americana Adams. Prospettive importanti, in vista della finale di domani, in una gara, quella dei 200 delfino, delicata come nessun altra. Gara in cui l’esagerare significa salutare i sogni di gloria. Nessun altro stile presenta il conto come questo, quando la fatica sale. Duro il delfino, non certo una passeggiata i misti. Ed è qui che arriva la risposta da fuoriclasse di un fuoriclasse. Ryan Lochte (1’57”07) doma Laszlo Cseh (1’57”41) nella seconda semifinale e mostra di essere il logico favorito della distanza. Ancor più dopo la débâcle nello stile libero, cerca risposte e medaglie. Difficile possano opporsi Hagino e Thiago Pereira, aldilà dell’ottima impressione odierna.