Il nuoto di fondo non sorride alle azzurre. Martina Grimaldi, luce nel buio londinese, medaglia a cinque cerchi nella disastrosa spedizione inglese, affonda nel porto di Moll de la Fusta, nella sua gara, quella 10 km in cui già era stata protagonista a Shangai e a Roma. La 5 km aveva lasciato nelle braccia e nelle gambe sensazioni positive, smorzate da una gara difficile, soprattutto nei momenti cruciali. Si spegne il sogno di un'altra medaglia iridata per Martina e del primo assolo per Rachele. Meglio forse la Bruni per piglio e atteggiamento, ma cambia poco a livello cronometrico. Cambia poco per le posizioni che contano.
É un assolo verdeoro. Vince la Okimoto, in volata su Ana Marcela Cunha. Terza l'esperta Maurer. Intelligenza e rapidità. Questa è la 10 km. Cogliere l'attimo giusto per colpire. Il carpe diem natatorio. Accade così che l'ungherese Risztov, sontuosa a Londra, guidi la gara per oltre 5 km, per poi scomparire nel momento clou, come la greca Araouzou, autrice di un allungo importante poco prima della virata dei 7,5 km. Ci prova la Payne, ma anche lei manca al momento dell'acuto brasiliano. Lei, come le azzurre. La Grimaldi pecca di coraggio e forse energie, invischiata nel vorticoso mulinare, caratteristico della zona nevralgica del gruppone. Persa nei meandri della battaglia, non coglie il momento, non trova il pertugio per rintuzzare l'attacco sudamericano. Chiude dodicesima, lontana. Ora la 25 km. L'ultima gara. L'ultima chance di podio. Prima di questa dieci, dubbi sulla possibilità di partecipare a una distanza così massacrante. Ora?
Ieri intanto la stessa distanza, a livello maschile. La conferma del greco Giannotis, davanti al solito Lurz e al trionfatore della distanza più breve, il marocchino Mellouli. Gara bellissima, emozioni in serie. Un finale al cardiopalma. I migliori al proscenio. Anche il nuoto di fondo può regalare spettacolo. Per l'Italia il quattordicesimo posto di Valerio Cleri, viatico importante in vista della sua distanza.