Sloane Stephens rimane ancorata alla finale di Flushing Meadows. Il trionfo a New York, nel quarto slam dell'anno, segna un deciso punto di rottura. Da allora, un naturale calo mentale, poche partite, nessuna vittoria. Eliminazioni al 1T a Wuhan e Pechino, contro rivali di livello medio, approccio in difetto con le finali B. A Zhuhai, la Stephens, nel match d'apertura del gruppo Camelia, si arrende in due parziali alla Sevastova, brava ad interrompere una striscia di tre sconfitte. La lettone, in attesa del debutto della Strycova, prende le chiavi del girone. 75 63 il finale.
Dopo la W con la Kerber, deciso passo indietro per la Pavlyuchenkova, regolata in modo perentorio da Ashleigh Barty, gioiellino d'Australia. Finalista a Wuhan, a un passo dal titolo contro Caroline Garcia, la Barty rappresenta una pericolosa mina vagante nell'economia della competizione. Ha poco da dimostrare, braccio sciolto ed appare in decisa crescita. 64 61, un monologo nel secondo parziale.
A completare il quadro, la partita del gruppo Azalea - ultimato dalla Goerges, vincente ieri - tra Rybarikova e Mladenovic. La transalpina veste qui i panni della numero uno, ma il recente trascorso dice ben altro. Non alza le braccia al cielo dall'alba della stagione in cemento. Ultimo sorriso addirittura a Washington, primo torneo post Wimbledon. Perde da 11 partite, procede a strappi, non riesce a ri-acquisire certezze. Contro la slovacca, ha un sussulto nel secondo, ricuce, ma al tramonto - tie-break del terzo - lì dove si decide la partita, zoppica. 8 punti 6, Rybarikova al proscenio. 75 16 76(6).