Tanta tensione, ma anche tanta voglia di mettere sul piatto la verità. Sara Errani, dopo che l'inizio della settimana l'ha posta al centro delle prime pagine dei quotidiani sportivi e non per una delle imprese che l'ha da sempre contraddistinta sui campi da tennis, ha deciso di prendere la parola. E in una conferenza stampa particolarmente attesa, e svoltasi presso l'Hotel Melià di Milano, la tennista bolognese ha fatto capire che alcune cose non sono andate come la stessa stampa ha raccontato nelle ore successive alla diffusione della notizia. La sua positività al doping era una notizia decisamente delicata da trattare, la ex numero 1 italiana nel ranking WTA lo sa, e dopo aver riletto testualmente il comunicato che lei stessa ha diffuso sui social network nelle ore successive alla conferma della squalifica, ha voluto subito dire una frase per mettere in chiaro le sue intenzioni e i suoi pensieri: "Prima di iniziare con le domande, voglio fare una premessa anche perchè ho letto tante cose ridicole sui giornali. Il letrozolo non è una sostanza dopante per le donne, lo diventerebbe qualora vi fosse un uso continuativo. Chiunque abbia scritto di altri 15 casi di positività conclamata ha scritto una notizia falsa e sbagliata, visto che in quei casi il farmaco in questione era l'anastrazolo".
Dunque una Errani che conferma la propria buona fede a dispetto di tante cose che sono state dette e scritte nei suoi riguardi, ma anche una Sara che accetta la decisione della ITF che le ha di fatto tolto i risultati acquisiti negli ultimi cinque mesi e mezzo di attività, oltre a tenerla lontana dai campi di tennis per i prossimi due mesi. Tuttavia, l'azzurra fa capire di essere consapevole di non aver commesso alcun illecito, come dimostra il suo calendario di impegni di quest'anno: "Ho deciso io di continuare a giocare perché sapevo di non aver fatto niente di male e che non avevo assunto una sostanza illecita. Non sappiamo davvero come io abbia assunto il letrozolo, siamo andati per esclusione e abbiamo pensato a una pastiglia o alla contaminazione per contatto. Alla rabbia per questa situazione si aggiunge ovviamente quella per la disinformazione che avete creato. Avete dato notizie sbagliate mettendo in mezzo la mia reputazione e giocando con la vita e i sentimenti di altre persone, oltre ai miei".
Si torna a parlare della sostanza che è alla base della sospensione di Sara Errani, ovvero il letrozolo. Parola divenuta ormai arcinota nel vocabolario dei giornalisti italiani che si occupano di tennis, ma il cui uso viene spiegato nuovamente dalla tennista emiliana: "Il letrozolo è una sostanza dopante solo per gli uomini, seppur in maniera blanda. È un farmaco che viene utilizzato soprattutto per contrastare gli effetti collaterali di altre sostanze che vengono assunte. Ad esempio ci sono uomini che assumono il letrozolo per arrestare e contrastare la crescita del seno". Viene poi posta a Sara una domanda relativa ad una carriera che può essere portata avanti senza l'utilizzo di sostanze dopanti, e la sua risposta è forte: "Certamente si può fare, e io ne sono una dimostrazione. Sono anche dell'idea che la squalifica a vita possa essere applicata nei casi in cui, al termine di un processo sportivo, si venga a scoprire che un determinato farmaco veniva assunto da un atleta in maniera volontaria e al fine di migliorare i risultati e le prestazioni".
Pur in un momento di grande rabbia, che è certamente montata già nei giorni scorsi come si può chiaramente evincere dalle sue parole, Sara Errani non dimentica le persone che le hanno subito mostrato vicinanza per quanto è venuto a galla nelle ultime ore. Tra queste ci sono diverse giocatrici ma anche i vertici della Federazione, che come ammette la stessa bolognese ha subito fatto capire di stare dalla sua parte: "Ho vissuto male questa situazione, è un momento molto difficile per me. Diverse colleghe mi hanno contattato e ci siamo sentite in questi giorni, anche la Fit mi ha fatto capire di sostenermi ed essere dalla mia parte, li ringrazio per questo. Non mi aspetto nulla dai miei colleghi, sono comunque contenta che alcuni di loro mi abbiano fornito il proprio appoggio. Non penso alla sentenza, io sono una giocatrice di tennis e voglio continuare a giocare a tennis. Alla sentenza ci penserà chi dovrà prendere una decisione".
Sara, insieme alla famiglia e in particolare al fratello Davide che la segue ormai da anni in tutti i tornei, aveva anche provato a dare una dimostrazione della sua innocenza. Un test che è però risultato tardivo: "Ci è stata data la possibilità di fare il test sui capelli miei e di mia madre, in modo da fare un confronto tra l'uso occasionale e l'uso cronico del farmaco. Il test non è però stato ammesso non perchè non fosse valido, bensì perchè lo abbiamo presentato in ritardo rispetto ai termini stabiliti dalla ITF. Abbiamo presentato 12cm di capelli per dimostrare l'eventuale uso del farmaco lungo tutto un anno". E ovviamente, oltre all'assenza dai campi, la Errani lamenta il trattamento ricevuto a livello personale: "Abbiamo ricevuto una quantità sbalorditiva e imbarazzante di insulti per via di questo episodio, nessuno di voi può vedere il livello di stress in cui viviamo sia io che mia madre. Avrò bisogno di un periodo per recuperare da questo stress. Ora la mia famiglia è ancor più unita dopo quello che è successo, sono orgogliosa di tutti loro".
E ovviamente non si può non parlare di tennis giocato. Non tanto per il breve periodo in cui, in base alla prima sentenza, Sara Errani dovrà restare lontano dai campi, bensì per i punti che le sono stati tolti in base al rendimento avuto dal 27 febbraio ad oggi. La bolognese, che era appena rientrata tra le prime 100 giocatrici del ranking, fa sapere che farà di tutto per riavere questi punti: "Stiamo riflettendo con avvocati per decidere se e come provare a recuperare i punti dei tornei giocati. In caso contrario, riprenderò a giocare tra due mesi e ripartirò dal ranking che avrò maturato nel frattempo. Questo periodo di stop spero che mi darà la mia solita carica, ho bisogno di recuperare dopo lo stress e le situazioni sgradevoli a cui sono andata e siamo andati incontro. Cercherò di tornare più forte di prima. Ho deciso di continuare a giocare perchè secondo me non c'era motivo di fermarmi, ero sicura di non aver fatto niente di male, pur avendo assunto quel farmaco. Ovviamente sapevo che questa cosa sarebbe diventata di dominio pubblico, specialmente se avessi ricevuto una sanzione".