Stoccarda, i riflettori, la terra. Un rientro da regina, una semifinale come trampolino per i successivi impegni. Da allora, Madrid e Roma, le sconfitte con Bouchard e Lucic. Al Foro, un problema muscolare, il ritiro nel corso del terzo set, con il match in apparente controllo. Da diverse settimane, la Sharapova si muove nell'ombra, dopo il diniego parigino, il rifiuto del Roland Garros di piegarsi alla personalità chiacchierata ed ingombrante della siberiana.
Masha era attesa ad una seconda resurrezione con l'avvento della stagione in verde. L'erba per ritrovare successo e freschezza, vittoria e confidenza. Birmingham come prima tappa, preambolo necessario per riacquisire, anche qui, le giuste coordinate. Poi le qualificazioni per agguantare il tabellone di Wimbledon, una via crucis per evitare il "lancio di moneta" delle wild card e polemiche di sorta. La Sharapova previene ogni decisione, si spoglia della sua aura di grandezza e scende nell'arena, mostrando fieramente la sua anima di lottatrice.
Ad oscurare il suo incedere, una condizione in difetto. Il forfait a Birmingham, torneo in programma dal 17 di giugno, nella seconda settimana dedicata all'erba, apre a scenari inquietanti, ad un possibile addio ai sogni londinesi. Uno smacco per la Sharapova, una notizia che destabilizza ulteriormente un circuito femminile in cerca di regina. Senza Serena Williams, in attesa di Azarenka e Kvitova, con una Kerber in affanno, la presenza della russa è fondamentale, specie in un nobile giardino come quello di Wimbledon. Resta quindi l'amaro calice del dubbio, sperando nell'ennesimo ritorno, in pompa magna, della divina Maria.