Si chiude ai margini della seconda settimana il Roland Garros 2016 per Karin Knapp. La tennista altoatesina cede in due netti set alla kazaka Yulia Putintseva, ma chiude comunque una splendida avventura, che in parte la ripaga delle sofferenze vissute nei primi mesi del 2016.
Si comincia subito in grande sofferenza, visto che la Knapp si trova di fronte una rivale particolarmente agguerrita in risposta. Così, dopo aver ceduto il servizio nel game inaugurale, la tennista azzurra prova a rispondere con la stessa moneta alla Putintseva, la quale sfodera però grande grinta e voglia di lottare ogni volta che si trova in situazione di ritardo nel punteggio. Così, nel quarto game arriva una chance per la Knapp, la quale però spreca una palla del contro-break, prima di ritrovarsi a cedere nuovamente il servizio e sotto nel punteggio per 4-1. La Putintseva continua a sfoderare grande lucidità e solidità al proprio servizio, tanto da annullare all'azzurra la seconda palla-break di giornata, prima di affrontare il settimo game con la voglia di chiudere al più presto. E la Putintseva riesce nel suo intento, brekkando ancora una volta la Knapp e chiudendo col punteggio di 6-1.
Anche il secondo set si apre in maniera negativa per la Knapp, la quale cede il servizio per il terzo turno consecutivo, e consentendo alla Putintseva di mettersi subito in una condizione di grande vantaggio, volando sul 3-0. La tennista kazaka soffre meno sul proprio servizio rispetto al primo set, tanto che la Knapp riesce a conquistarsi una chance per riavvicinarsi nel punteggio solo nel quinto game. Ma anche questa volta arriva il salvataggio della palla break da parte della Putintseva, la quale vede avvicinarsi sempre più il traguardo degli ottavi di finale e non vuol lasciare nulla di intentato. Così, accade che nel sesto game arrivi la sentenza definitiva sulla partita, con la Knapp che cede il servizio per la quinta volta in questa mattinata da incubo, e consenten così alla Putintseva di chiudere la partita con un duplice 6-1 molto duro da digerire.