La conferenza stampa convocata dalla giornata di ieri da Maria Sharapova ha lasciato per ventiquattr'ore con il fiato sospeso tifosi e addetti ai lavori, che hanno temuto che la tennista siberiana avrebbe oggi annunciato il suo ritiro dall'attività agonistica. Altri avevano immaginato che dietro la convocazione della stampa ci fosse qualche nuova iniziativa commerciale. Niente di tutto ciò. Maria Sharapova anticipa tutti e rivela in un noto hotel di Los Angeles di essere stata trovata positiva all'antidoping agli ultimi Australian Open. Il farmaco incriminato è il Meldonium, che la russa sostiene di aver preso con continuità negli ultimi anni per prevenire influenze e contrastare il rischio di un diabete ereditario. Il medicinale, legalmente utilizzabile in Russia e in altri paesi dell'Est Europa, è stato bandito dall'ITF - l'organizzazione tennistica mondiale - a partire dallo scorso gennaio.
"Mi prendo la responsabilità di quanto accaduto - le parole di una Sharapova particolarmente provata - mi sono comportata in maniera professionale per ogni singolo giorno della mia carriera. Ora ho commesso un errore enorme, ho deluso i miei fan, ho deluso il mio sport. Si tratta di un farmaco che ho assunto con regolarità negli ultimi anni, anche per prevenire una forma di diabete che è ereditaria nella mia famiglia. L'ITF mi ha inviato una mail lo scorso 22 dicembre per avvisarmi che dal 2016 l'assunzione del Meldonium non sarebbe stata più consentita. Mi sono accorta solo dopo di quella mail, che inizialmente non avevo aperto. So perfettamente quali saranno le conseguenze che dovrò affrontare, ma spero che mi sarà data una seconda possibilità, non voglio concludere la mia carriera in questo modo. Ritiro? Se avessi voluto annunciare il mio ritiro non l'avrei fatto in un hotel del centro di Los Angeles in questo orribile scenario".
La campionessa siberiana verrà dunque squalificata per uso di sostanze proibite. Si parla già di un massimo di due anni come sanzione che le potrebbe essere comminata, anche se in molti ritengono che la sospensione dall'attività agonistica sarà decisamente più breve (meno di un anno) in virtù di alcune circostanze attenuanti come l'incesuratezza della Sharapova e la sua ammissione di colpevolezza. Masha non è la prima atleta russa a cadere nella "trappola" del Meldonium, farmaco di uso comune tra gli sportivi dell'Est Europa e ora causa di molte squalifiche per la il nuovo regime cui è stato sottoposto a partire dal primo gennaio scorso. Non si è fatta attendere la reazione di Steve Simon, il CEO della WTA, che in un comunicato diramato immediatamente dopo la conferenza stampa della tennista russa, si è detto "triste" per la vicenda e ha assicurato che la questione sarà ora di competenza dell'Agenzia Antidoping e delle sue procedure.