La seconda esibizione di Roberta Vinci a Doha non ricalca affatto quella senza macchia d'esordio con Lesia Tsurenko. Un capitolo nuovo che si slega senza mezze misure dall'abbrivio iniziale. A unire con forza le due apparizioni l'esito finale. Vittoria doppia per Roberta, perfetta nel trascinare nel suo vortice tennistico l'ucraina, straordinaria nel domare di cuore la giovanissima Kasatkina. Il volto pulito della diciottenne russa nasconde un'avversaria temibile, di talento e coraggio. 

La Vinci litiga, con i suoi colpi, con il vento, non trova le coordinate del campo, ma soprattutto perde ripetutamente il dritto. Il piano tattico - fumoso - non le permette di comandare la partita, perché la Kasatkina ha tempo e spazio per spingere col suo dritto e, dopo l'iniziale affanno (palla break Vinci nel corso del primo gioco), può allungare sensibilmente. Il 31 è frutto delle incertezze dell'azzurra, la n.10 del mondo non attacca la palla, si ferma, preda del dubbio, e si accontenta, liberando la furia giovanile della rivale di turno. 41, con la Vinci che palesa malumore e difficoltà a colloquio con il suo allenatore. La reazione - d'istinto - non capovolge l'inerzia, la Kasatkina ha i piedi dentro al campo e quindi ha ampio margine su una Vinci in perenne rincorsa. L'erroraccio a rete che consegna il set alla russa è testimonianza perfetta del momento negativo. 62. 

Nel secondo, Vinci spalle al muro fin dalle prime battute. Qualche ingranaggio però comincia a non collimare nell'incedere della Kasatkina. Roberta vince il primo game ai vantaggi, cancellando due palle per la rottura russa. L'azzurra inizia a spingere sulla diagonale di rovescio, inchioda sul colpo più debole l'avversaria e ottiene i primi risultati. Un problema alla coscia giunge però a complicare i piani. La Vinci si piega sulle gambe e sceglie di liberarsi di timori e dubbi. Braccio più sciolto, colpi definitivi, il tempo non gioca a favore dell'azzurra, occorre chiudere le operazioni sull'uno-due. Un'accelerazione di dritto terrificante vale il break, poi griffato da una rimonta da 0-30. Il decimo game è il simbolo della contesa. Nessuna delle due atlete ha la forza per prevalere in via definitiva, è uno scambio - continuo - di "offerte", tra set point e palle del contro-break. Roberta - ferma - gioca un passante in back di rovescio e con l'ace pone il punto esclamativo. 64. Si riparte.

La Kasatkina, quando non costretta a chiudere, torna a offrire buon tennis, ferma l'avanzata della Vinci e tiene in apertura di terzo. Roberta accusa un leggero calo, cade in reiterati errori e lascia la battuta. Il controbreak è però immediato. Doppio fallo, volée non definitiva, dritto in corridoio, la Kasatkina ri-apre la porta. Si torna a correre spalla a spalla e il set segue l'ordine dei servizi, almeno fino al 43. Le energie abbandonano l'azzurra, il dritto torna ad essere arma a doppio taglio e la Kasatkina indovina un rovescio lungolinea che spinge la Vinci a un passo dal baratro. Al servizio, Daria arriva tre volte al match point, la Vinci è meravigliosa, specie nel recupero in allungo che stordisce le certezze della russa. Si gioca, ancora. La Vinci conquista a zero il gioco numero dieci, undici punti consecutivi, la racchetta della Kasatkina al suolo. 65, non basta. Stavolta è Roberta a non concretizzare, due doppi falli portano la partita al tie-break. 

Qui sì c'è poca storia, la Vinci prende rapidamente vantaggio, fino al 63 con cui va al servizio. Basta la prima occasione, Roberta prende il centro del campo, poi si siede, quasi senza esultare. L'asciugamano copre il volto, il respiro è profondo, è un'immagine che racconta la grandezza di Roberta Vinci, è il cuore che si fonde in una perfetta unione con il talento.