Pelé. Il Dio del calcio. 'O Rey'. Ciascun termine riconduce allo stesso ricordo, quello di una superstar che dominò il mondo, un'icona vivente che superò ogni primato. Al di sopra ed oltre il suo ineguagliato record di tre vittorie nella Coppa del Mondo, Pelé fu un genio che ad ogni occasione reinventava costantemente il gioco del calcio.
Con ogni tocco, ogni passaggio, ogni dribbling, Pelé era capace di fare qualcosa di nuovo, qualcosa che i tifosi mai avevano visto prima. Il suo istinto infallibile per il gol, il colpo d'occhio per i passaggi perfetti e le doti leggendarie di dribbling, fecero di lui il perfetto calciatore. E se la "Seleçaõ" incarnava il "bel gioco" agli occhi di tanti tifosi di tutto il mondo, ciò può essere tranquillamente attribuito alle doti straordinarie del suo osannato numero dieci.
Questo campione vede la luce il 23 ottobre del 1940 in una modesta casa di Tres Coracoas, nello Stato di Minas Gerais, condotta dal padre Joao Ramos, conosciuto con il soprannome di Dondinho. Un giocatore di discreta fama, prima giocatore dell'Atletico Mineiro e successivamente dello Sport Club Baurù.
Il piccolo Edson, come la maggior parte dei bambini brasiliani, ama il calcio e gioca accese partite a piedi scalzi con i suoi coetanei nella "pelada", ed è proprio durante una di queste interminabili sfide che gli amici cominciano a chiamarlo Pelè, un nome breve per un fuoriclasse immenso che caratterizzerà un'epoca compresa tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta e che rimarrà inciso a caratteri indelebili nella mente degli sportivi di tutto il mondo.
Il ragazzo ha talento, la palla rimbalza e si smorza dolcemente tra i suoi piedi. Il suo fisico robusto ed elastico e le gambi possenti gli permettono scatti, cambi di direzione e di velocità che lo rendono imprevedibile.
Pelè dalla strada passa alla squadretta del quartiere, poi al Baquinho e, successivamente, al Noreste.
Pelè ha quasi 16 anni e il suo talento naturale continua ad affinarsi, l'attento e sapiente Elba da Padua, detto "Tim", allenatore del Bangù di Rio de Janeiro, capisce che per quel giovane è arrivato il momento del grande salto.
E nel 1956 "Tim" porta Pelè al Santos per un provino. Così il ragazzo entra nei ranghi del prestigioso club carioca, al quale resterà fedele per tutta la carriera e regalerà nelle 1783 partite disputate 1262 gol.
C'é una data che va ricordata nella carriera di Pelè al Santos (oltre ai 50 trofei): 19 Novembre 1969.
Quel giorno Edson Arantes do Nascimento gioca col il Santos al "Maracanà" di Rio de Janeiro.
Avversario il Vasco da Gama per la Taca de Prata, conosciuta anche come Torneo "Roberto Gomes Pedrosa", una delle tante manifestazioni che da sempre caratterizzano l'attività calcistica brasiliana, prim'ancora della nascita del campionato nazionale, due anni più tardi, nel 1971.
Quando Pelé gioca quella partita, per i suoi biografi, ha segnato 999 gol, ne manca uno solo al millesimo, traguardo storico, mitico per un giocatore che ha già vinto tutto col Santos, Libertadores e Intercontinentali, e con il Brasile, due coppe Rimet. Tutti gli occhi, di tifosi e, soprattutto, fotografi, sono sulle spalle del numero 10 del Santos.
Quando l'arbitro fischia un calcio di rigore in favore dei paulisti ci vogliono ben cinque minuti perché tutti si possano sistemare dietro la porta del numero 1 del Vasco Andrada.
È davvero difficile capire cosa possa essere passato nella testa di Pelé in quei momenti interminabili.
Una vita, una carriera calcistica che si materializza nei suoi stessi occhi. Tiro e rete. Il giocatore in trionfo, il Brasile che si ferma, la notizia che fa il giro del mondo, la partita naturalmente sospesa.
Anche in questo caso, per Pelé si fa un'eccezione e due sono le versioni: una dice che il match finì lì, l'altra che finì regolarmente 2-1 per il Santos sul Vasco da Gama. Ma anche sulla data si fa fatica, alcuni scrivono che l'anno del fatidico gol di Pelé sia stato il '71 e non il '69, a chi credere.
Il numero 10 brasiliano per eccellenza segna sempre, anche nelle partitelle infrasettimanali e in Brasile, paese allergico agli almanacchi, non si butta via niente, così i 1.000 gol di Pelé sono infarciti di tutto un po'.
L'unica sicurezza è che il 19 novembre 1969 ha segnato il millesimo. A fine carriera gli saranno accreditate 1.281 reti ufficiali.
Non ancora sedicenne, Pelè debutta in prima squadra il 7 settembre del 1956 in una amichevole.
Ma all'inizio della stagione seguente parte da titolare e si aggiudica subito la classifica dei cannonieri, mettendo assegno 24 reti, nello stesso anno viene convocato nella Seleçao, in vista della partita con l'Argentina per la coppa Roca. Pelè entrerà nella ripresa e realizzerà il gol-partita per i brasiliani.
Intanto nel club di Rio, l'anno successivo, comincia a raccogliere il primo di innumerevoli trionfi, diventando campione dello Stato di San Paolo.
Ma il 1958 è un anno fondamentale per Pelè, è la stagione della sua consacrazione a livello mondiale. Il palcoscenico è il campionato del mondo in Svezia. Pelè entra in scena alla terza partita contro l'U.R.S.S. La Seleçao vincerà 2-0 con una doppietta di Vavà, e Pelè, con il suo campionario di dribbling, finte e palleggi è uno spettacolo nello spettacolo. Nei quarti il Brasile supera il Galles, grazie ad una strepitosa marcatura di Pelè, che prima ubriaca l'avversario e poi lascia partire un gran tiro. In semifinale contro la Francia, è ancora Pelè a risolvere la gara. Il campioncino del Santos si scatena nella ripresa e in 23 minuti realizza una fantastica tripletta. In finale il Brasile batte la Svezia 5-2 e Pelè incanta il pubblico e diventa il più giovane campione del mondo della storia del calcio.
Pelè è nel gotha del calcio mondiale e quando si presenta ai mondiali del Cile nel 62, gli sportivi coniano per lui i soprannomi più suggestivi, come 'La perla nera' e 'O Rey'. Ma la sua condizione fisica non è al meglio, e paga l'attività massacrante a cui è stato sottoposto negli ultimi anni. Nella prima gara regala al pubblico un gol-capolavoro, ma nella successiva si procura un forte stiramento all'inguine e per lui il campionato è già finito.
Mondiali amari per 'O Rey' anche nel 66' in Inghilterra. Il bulgaro Zechev gli mette fuori uso il ginocchio destro, Pelè e il Brasile vanno subito fuori.
La rivincita arriva quattro anni dopo in Messico, dove a farne le spese in finale è l'Italia. Pelè aggiunge un nuovo primato alla sua ricca collezione, è l'unico giocatore ad aver vinto tre campionati del mondo.
O Rey è una leggenda vivente e quando annuncia il suo ritiro dalla nazionale, nella quale ha militato 110 volte e segnato 95 reti, per poco in Brasile non scoppia una rivoluzione.
La sua festa d'addio allo stadio Maracanà, il 18 luglio 1971.
La sua carriera continua con il Santos, dove conquista l'ultimo scudetto e la classifica dei marcatori nel 1974. Dopo una breve sosta, torna a calciare i campi da calcio, con la maglia dei Cosmos.
Nel campionato nord-americano disputa 99 partite realizzando 85 reti e vince un campionato di Lega.