“Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards…” .
A pronunciare queste parole è Benassi Ivan, protagonista del film “Radiofreccia” e del celebre monologo. Chi era Bonimba? Facile, Roberto Bonisegna, storico centravanti nerazzurro degli anni ’70. Ma la rovesciata? La rovesciata non è solo uno spettacolare gesto tecnico, è molto di più.
La rovesciata è arte in movimento, un quadro futurista, un acrobata con addosso gli scarpini da calcio, un arco perfetto in cielo.
La rovesciata è Carlo Parola e l’album Panini.
La rovesciata è Del Piero per la testa di Trezeguet, è il cigno di Utrecht, è Rooney che vola in aria e decide il derby, è lo stop di petto di Ronaldinho e palla sotto la traversa ad incrociare, è Djorkaeff quasi dalla linea di fondo, è il giocatore sconosciuto di prima categoria che indovina il gol della vita.
La rovesciata è estasi allo stato puro, è luccichio negli occhi, è applausi a scena aperta, è sentirsi per un momento Dio.
La rovesciata è follia, improvvisazione, sfrontatezza, è provarci fino all’ultimo, è tentare l’ultima carta del mazzo, è il volo di Icaro.
La rovesciata è una palla troppo alta per tutti, non per te, è un cross destinato a fondo campo, ma non per te, è un traguardo che sembra allontanarsi, ma non per te.
La rovesciata è la voglia di lottare, di agguantare quel pallone, di superare i propri limiti, di andare incontro al proprio destino.
La rovesciata è soprattutto urlare in faccia al mondo: ” Mi butto dentro, vada come vada”.