Corsica, 14.58 del 2 Maggio 1986, è passato giusto un anno dalla tragica morte di Attilio Bettega durante il Tour de Corse e dal bosco che circonda la discesa del Col d'Ominanda si vede un’esplosione, seguita da un’enorme colonna di fumo nero: la Lancia Delta S4 di Henri Toivonen sta andando a fuoco. In questo momento finisce l’era delle Gruppo B.
L’INCIDENTE DI BETTEGA- Attilio Bettega e il suo co-pilota Maurizio Peressinot erano arrivati a quella quarta prova alla grande e si apprestavano a percorrere la speciale decisi a prendersi la vittoria. Sono passati solo 5 km dal via e sono le 10.45 di giovedì 2 maggio del 1985. In una curva veloce da “quarta piena”, Bettega, per evitare una sconnessione, allarga un po’ troppo la traiettoria, salta, urta una pietra, esce di strada, s’infila tra gli alberi e si schianta contro uno di quelli più grossi a una velocità che, all’epoca, viene stimata come “non inferiore ai 100 km/h”. La vettura si spezza in due, il tettuccio si piega e per il pilota non c’è niente da fare: finisce in quel momento la vita di Attilio Bettega. Continuerà invece per altri 19 anni quella di Maurizio Perissinot, il suo navigatore, che dal terribile impatto esce illeso.
TOIVONEN-CRESTO, COSA SUCCESSE IN QUELLA CURVA- Quello che successe alla coppia Toivonen-Cresto non lo saprà mai nessuno. Si sa soltanto che la Delta S4 uscì di strada in modo repentino, finì tra gli alberi cappottandosi giù per la collina, sbattè col tetto e in pochi secondi prese fuoco. Per l’equipaggio intrappolato nell’auto non ci fu scampo. Il magnesio a contatto con la benzina fuoruscita dal serbatoio rotto nell’urto aveva preso fuoco immediatamente originando un rogo spaventoso. I pompieri arrivarono da Ponte Leccia quando la tragedia si era ormai consumata nel senso più letterale del termine: della Delta S4 non era rimasto che uno scheletro fumante, con i poveri corpi dei due piloti ormai carbonizzati. Quel che restava della vettura non consentì mai di capire le vere cause dell’incidente. Si ipotizzò un blocco dell’acceleratore, con le tracce di gomme sull’asfalto che lasciavano supporre una disperata ultima frenata di Toivonen. Ma mancherà sempre la controprova. Non si saprà mai la verità.
Sul posto i primi ad arrivare furono Bruno Saby, con la sua Peugeot e la coppia Biasion-Siviero, ed è proprio Biasion a raccontare le drammatiche scene: “Vidi del fumo e poi le fiamme. Ci fermammo subito e il mio copilota Tiziano Siviero tentò di spegnere le fiamme con l’estintore di bordo ma era una cosa ridicola. Non c’era nulla da fare. Ricordo addirittura che spostai la mia Delta S4 per paura che le fiamme raggiungessero anche la sua carrozzeria!”.
QUANTE STRANE COINCIDENZE- Henri e Attilio, Toivonen e Bettega, due piloti uniti da un tragico destino, legato da una serie di coincidenze da brividi. Innanzitutto partiamo dalle cose più evidenti, come il giorno del decesso, ovvero il 2 Maggio, ad un anno di distanza, durante lo stesso rally e in luoghi più o meno simili. Entrambi erano piloti ufficiali Lancia e correvano per il Martini Racing e venivano entrambi da un podio al Rally della Costa Smeralda, dove entrambi ad un anno di differenza avevano avuto un grave incidente (1984 Bettega, 1985 Toivonen). Una sorta di leggenda narra che a cena, la sera prima dell’incidente di entrambi i piloti, fossero seduti al tavolo lo stesso numero di persone. Il numero che entrambi portavano sulla fiancata era il numero #4 e tra i due c’era anche un altro legame, Cresto, proprio il co-pilota che morì con Toivonen nel rogo. L’italo-americano era stato co-pilota anche di Bettega, prima di lasciare il posto a Maurizio Perissinot, unico sopravvissuto e morto nel 2004. Sia Bettega che Toivonen lasciarono orfani due figli: Alessandro e Angela Bettega, Markku e Arla Toivonen. Entambi, infine, erano in testa in quel momento ad un rally che stavano dominando.
E poi ci sono i presagi di Sergio (Cresto) e di Toivonen. Cresto pochi giorni prima di partire aveva fatto testamento, forse perché sapeva già che un minimo errore in quel rally sarebbe potuto essere l’ultimo. Henri, invece, durante il Rally stesso, disse: ”Qui non voglio correrci mai più e lo farò mettere nel mio prossimo contratto”. Nel testamento di Cresto, tra le altre cose, c’era la volontà del pilota di essere cremato alla sua morte.
Un evento drammatico, che segnò la fine del Gruppo B, ma soprattutto la fine di una stella. Da lì a poco la FIA avrebbe bandito per sempre il Gruppo B, ma ancora una volta con colpevole ritardo.