Alessandro Diamanti non attende la fine della stagione per lasciar partire qualche tuono all'indirizzo di chi ha gestito - malamente - la situazione in casa Palermo. Nonostante sia ancora tesserato con regolare contratto, il fantasista toscano rilascia un'intervista carica di rabbia per il Corriere dello Sport, in cui fa sapere di non aver vissuto l'esperienza che si aspettava in rosanero, nonostante qualcuno - a sua detta - avesse provato ad avvertirlo: "Ero venuto con un entusiasmo che non avevo da danni, per dimostrare quanto avevo e ho da dare. Alcuni miei colleghi mi aveva messo in guardia. Gilardino ricordava cose che non andavano e altre molto belle. Non auguro a nessuno collega di qualsiasi categoria di essere trattato come hanno fatto me. Sono stato bistrattato, hanno cercato di togliermi passione, di delegittimarmi e, sinceramente, ci sono riusciti. In vent’anni di carriera non mi era mai successo. Una cosa sola non mi strapperanno: la professionalità, cioè la voglia di sacrificarmi e migliorarmi. A ad un soffio dai 34 anni, non mi sento al capolinea".
Un'esperienza, quella di Diamanti a Palermo, iniziata con il necessario entusiasmo anche sotto la spinta di Maurizio Zamparini, l'uomo che più di tutti ha creduto in lui al punto da offrirgli una nuova chance in serie A, dopo la sua partenza alla volta della Cina: "Non ero e non mi sento il salvatore della patria o un fenomeno. Messo nelle condizioni giuste posso essere ancora una valore aggiunto. Ha fatto tutto Zamparini. Ci siamo trovati d’accordo in un minuto per la proposta era importante. Poi ci siamo visti poco. Cosa c’è da chiarire? Io sono sempre stato al mio posto e spero che il mio comportamento sia stato apprezzato. Cammino a testa alta, nessuno mi ha regalato niente. Io decisivo negli ultimi 20 minuti secondo lui? Di certo non mi ha fatto un complimento".
Parole non esattamente al miele, quelle di Diamanti nei confronti di Zamparini, ma più di uno spiraglio aperto nei confronti di Paul Baccaglini. Alino è rimasto colpito dalla verve e dall'energia del nuovo presidente, tanto da dirsi disposto a dialogare con lui per avviare una nuova avventura - la prima dopo tanti anni per lui - in serie B: "Con Baccaglini abbiamo parlato, mi ha fatto una grandissima impressione e ho tante speranze. Ha dato coraggio, ha tante idee, ho buone sensazioni che riesca a trasformare in realtà le sue ambizioni. Baccaglini ha ragione nel dire che molti giocatori non faranno parte del progetto futuro. Ho una ferita aperta e un contratto che vorrei rispettare anche in Serie B. Non voglio regalare qualche gioia ai tifosi. Glielo devo. Non chiedo di diventare leader, ma di essere trattato con educazione, sudare come faccio ogni giorno, accettare se è il caso panchine e tribune, mantenere equilibri nello spogliatoio che è la cosa più importante. Disposto a giocarmi tutto in un ambiente che mi considera e con un allenatore che non mi vada contro. Non ho mai saltato un allenamento o mancato di rispetto".
Diamanti ha anche tracciato un bilancio del rapporto con alcuni allenatori, con cui ha potuto lavorare a Palermo. Poco tempo per entrare in confidenza con Davide Ballardini, andato via pochi giorni dopo l'arrivo dell'ex bolognese, il quale è stato molto colpito da Roberto De Zerbi: "Con Ballardini abbiamo parlato due volte per un minuto: quando sono arrivato e quando mi ha comunicato che andava via. De Zerbi è uno con le palle, l’unico che mi ha fatto sentire parte del progetto. Nei momenti di difficoltà non ci siamo mai compattati, anzi ci siamo sciolti. Alibi? Mai cercati, li lascio alle ‘fighette’. Da quando ci sono io non c’è mai stato una squadra, solo un gruppo di ragazzi, però so che l’anno scorso era uguale".
Chiusura dedicata al suo rapporto con Palermo e con la sua gente. Alino ammette di essersi trovato al meglio nel capoluogo siciliano, e rivolge un appello ai tifosi, pur comprendendo la loro delusione per una stagione ormai proiettata verso la discesa in cadetteria: "Qui mi sono trovato a meraviglia: la genuinità della gente, l’accoglienza dedicata alla famiglia. Devo a questo se, nonostante tutto, non ho mollato. Siamo innamorati di Palermo, mia moglie in primis. I miei figli parlano in siciliano e hanno molti amici. E’ la gente a fare la bella città. I tifosi? Capisco il loro stato d’animo, si sentono traditi e non c’è cosa più brutta di non identificarsi nella squadra del cuore. Calciatori e società cambiano, i colori rimangono. Le vere bandiere sono i tifosi non i quattrini".