A 30 anni, con alle spalle una vita natatoria, si pensa e si progetta in modo differente, specie se, dopo aver vinto tutto, si punta a stupire il Mondo in un'ultima recita a cinque cerchi. Michael Phelps attrae le luci della ribalta, il flash dei fotografi insegue il Kid di Baltimora, fiumi di inchiostro per colorare il rientro del campionissimo. Il rischio, tangibile, è di naufragare tra le onde di una lenta risalita, qui conta non poco la tenuta mentale. Phelps, provato dal passato e dagli errori, affronta oggi ogni cosa con apparente tranquillità. In vasca, perde e scherza, senza mostrare alcun momento di depressione. Accetta la sconfitta, anzi prevede possibili capitomboli.
A Minneapolis, Phelps incassa il "no" a stile - male nei 100 - ma cede soprattutto nel suo campo, la farfalla. 100 e 200 da podio, ma la vittoria è qualche bracciata più in là. Questione di recupero, di fatica, stile che spreme corpo e testa. Un passaggio a vuoto che non piega il colosso americano e dietro l'angolo si nasconde il primo premio di novembre. Phelps si tuffa nei misti - distanza breve, i 200 - da sempre marchio di fabbrica dell'uomo dei record. Abbatte il muro dei due minuti, l'americano, chiude al tocco in 1'59"30 - crono normale per un fenomeno come Phelps - e precede Dwyer e Claverie. Lo sguardo fissa il tabellone, l'occhio acceso anuncia rivalsa, è il primo mattone verso la sfida olimpica.
Le Pro Series confermano il concentrato di talento che alberga nell'acqua a stelle e strisce. Katie Ledecky passeggia negli 800, 8'19"16, dopo aver deliziato tra 200 e 400, confermando la sua inversione di rotta verso la velocità, allenamento utile per duellare ad armi pari con la Sjoestroem a Rio sui 200. Missy Franklin, sorriso contagioso, si prende i 200 dorso, 2'07"24, segnali di risveglio, dopo le difficoltà recenti. Adrian sprinta, infine, nella gara regina. Il campione olimpico batte Condorelli nei 100. 48"49 per l'americano.