La mente è lucida, le emozioni hanno lasciato spazio alla fredda ragione ed è possibile mettere un punto. O forse aprirlo. Di Gregorio Paltrinieri si è parlato, detto e approfondito, ora non c'è altro da aggiungere, perché condensa da solo nei suoi sguardi, gesti e parole il mondo che è.
Il punto, allora, ovvero il sospiro di sollievo sta qui: non rimarremo orfani. Il movimento del nuoto italiano non può far fede su bacini imponenti e proliferanti: contano i pochi ma buoni con il faro a indicare e trascinare. Abbiamo trovato definitivamente il nuovo e ce lo godiamo. Senza paura, perché i fatti valgono più delle promesse e lui non teme, anzi, vuole responsabilità.
La spedizione azzurra torna entusiasta per tanti piccoli e grandi motivi sublimati da quell'oro, che, anche se ci raccontano che valgono prestazioni e una medaglia resta una medaglia, ha tutto un altro sapore. Il nuoto in vasca ha risvegliato antichi sussulti e ha regalato attimi di freschezza nella calura sfiancante di metà estate. Siamo innamorati o, meglio, risiamo innamorati, poiché la passione si riaccende periodicamente dopo il letargo invernale, pur senza mai perdere di vista i passi in itinere.
Grazie Greg, grazie Federica, Pippo, Marco, Martina, Simone, Arianna e il resto della compagnia, grazie per aver concluso un mondiale che, tornando a prima, più che chiudere apre un punto. Ambiente e atteggiamenti fanno e hanno fatto la differenza, così è stato possibile andare oltre alla semplice partecipazione. Un misto di gratitudine e ammirazione (forse per qualcuno invidia), da cui, tuttavia, nonostante rimangano negli occhi solo gli ultimi luccichii, non devono essere esclusi i compagni di avventura precedenti, dai/dalle sincronette ai maratoneti dell'acqua ai tuffatori. Ecco, forse qui è l'unico neo: senza Tania, pur con qualche atleta promettente, sarà dura, durissima.