Il caso Cowboys è ormai uno degli argomenti più dibattuti nei TV show sportivi d'America. Per chi non avesse seguito le news degli ultimi giorni, stiamo parlando di Tony Romo e dell'ernia del disco che le analisi mediche, successive ai dolori accusati la scorsa settimana contro i Redskins, hanno rilevato nella sua schiena. Arrivata alle porte del match con Philadelphia, una partita considerabile un vero e proprio playoff anticipato, la notizia ha shockato un'intera città: “il leader dei Cowboys potrebbe non scendere in campo”. Aldilà delle paure connesse al vedere i playoff sfumare in un battito di ciglia, Il vero interesse generato dall'argomento riguarda ciò che è accaduto in seguito alla notizia dell'infortunio di Romo. I protagonisti della vicenda sono stati il proprietario dei Cowboys, Jerry Jones e l'head coach, Jason Garrett, accusati dalla lega di aver tentato di insabbiare l'informazione contravvenendo di fatto al regolamento NFL. I due, che secondo i commissioner avrebbero cercato di negare l'infortunio e quindi l'assenza dal campo del giocatore, si sono difesi sostenendo che l'ernia del disco è potenzialmente trattabile con metodi differenti dall'operazione chirurgica, una scelta che sancirebbe la fine della stagione per Romo. Ma perseguire una linea medica così rischiosa è la cosa giusta da fare? Indipendentemente dalla morale sportiva della vicenda, una morale che in ogni caso si sarebbe piegata alla volontà della squadra e del giocatore di accettare o meno i rischi contingenti, la vicenda è proseguita con una serie di dichiarazioni dei giocatori dei Cowboys. Tutti, nessuno escluso, si sono detti speranzosi relativamente alla presenza di Romo, non ultimo Jason Witten che ieri sera ha dichiarato: “non è fuori finchè non è fuori”. A distruggere ogni speranza dei suoi compagni è stato coach Garrett in un'intervista di pochi minuti fa: “abbiamo inserito Romo in Injury reserve”. E' definitivo: Romo non ci sarà. Come fronteggiare allora i temibili Eagles del neo-riscoperto talento, Nick Foles e del coach rivelazione Chip Kelly, detentore delle migliori statistiche dell'anno? I Cowboys nella persona di Jerry Jones hanno deciso per una mossa necessaria ma che può lasciare molte perplessità. Grande amante dei giocatori di esperienza, il proprietario della squadra texana ha deciso di ingaggiare il veterano Jon Kitna, QB che proprio a Dallas aveva concluso la sua carriera nel non lontano 2011. Questo 41enne, che è stato uno dei migliori backup QB della NFL per moltissimi anni, non è però una garanzia e non può che portare con se molti interrogativi. Perché assumere un giocatore con appena 10 passaggi giocati nel lontano (campo parlando) 2010, un giocatore poi rimasto relegato in panchina e quindi fuori dai rettangoli di gioco da più di 3 anni? Kitna è per lui la migliore possibilità, ma nelle sue parole sembra trovare in Kitna la migliore alternativa se Orton dovesse fallire. Se fino ad oggi le scelte societarie erano apparte poco chiare, tifosi dei Cowboys, non disperate. Garrett ha confermato questo pomeriggio che “sarà Ortono lo starter” e che, come ha sottolineato Jerry Jones, “questo QB ha la mia più grande fiducia. D'altronde - aggiunge Jones - è questa la ragione per cui abbiamo accettato di firmargli un contratto da 10,5 milioni di dollari anche se è un QB di riserva. Vediamo in lui l'uomo che può portare alla vittoria anche se non è uno starter. Sappiamo che per far bene un secondo quarter back ha bisogno di essere avvertito con diverso anticipo del fatto che giocherà. Per questo glielo abbiamo comunicato il prima possibile”. Orton ha all'attivo 69 start da titolare collezionate con i Broncos, i Bears e solo più recentemente (2011) con i Chiefs. Nei 2 anni con i Cowboys ha totalizzato 15 passaggi, cinque dei quali giocati nella partita-sfacelo contro i Bears. Riuscirà nella magia? Riuscirà a dare vita ad una delle famose "NFL Story"? Se è vero che niente è impossibile, il sogno di Orton resta estremamente improbabile ma il nostro consiglio è quello di farsi trovare in orario davanti alla televisione.