Ogni anno capita di sentire di Pro-Players che, quale che sia la ragione, ritengono più opportuno allontanarsi dai campi da gioco e rientrare negli schemi di una vita “normale”. Ciò che lascia perplessi non è tanto che questo avvenga con una frequenza abbastanza alta e costante ma che a rendersene protagonisti siano quasi sempre giovani giocatori dal futuro promettente.
La notizia è di questa notte (1:49 del mattino ora italiana): John Moffitt lascia il football americano.
Iniziata la sua carriera con i Seattle Seahawks 3 anni orsono, Moffit è stato coinvolto in una trade fallita con Cleveland ad inizio estate per essere infine scambiato in agosto con Sealver Siliga, DT di Denver.
La ragione, a detta del suo ex former, Dave Mahler, sarebbe che il ragazzo “si sente pronto per una vita fuori dal football americano”. Una vera e propria ricerca spirituale, in somma.
Il giocatore di 27 anni è già stato prontamente spostato dal team principale dei Broncos alla practice squad. Lo slot liberato dalla manovra è stato assegnato a J. D. Walton, Center della squadra d'allenamento promosso a ruolo da determinarsi.
Moffitt avrà sicuramente molto tempo libero da oggi in poi e come lo utilizzerà è un argomento che non ci compete. Ciò che non possiamo fare a meno di chiederci è come possa una linea titolare di una delle squadre più gettonate alla vittoria del Super Bowl prendere una scelta del genere. Come si dice: “questione di priorità”, anche se, probabilmente, non sapremo mai quali.
Come dicevamo, il passato recente ci racconta di episodi non troppo dissimili da quello di Moffitt e ve riproponiamo alcuni:
Non più tardi del 30 Novembre 2012 arrivò la notizia che i fratelli Hamza e Husain Abdullah, entrambi starter come DB nei secondari di Arizona il primo e Minnesota il secondo, avrebbero abbandonato la NFL per motivi religiosi.
Spettatori e vittime di episodi islamofobici sia dentro che fuori dal campo, i due decisero di non giocare la stagione entrante per imbarcarsi nelle “7000 miglia”, percorso che conduce ogni islamico alla meta tanto ambita della Mecca.
I due dichiararono che il loro scopo era “utilizzare il loro status sociale per guidare i loro compagni americani ad una maggiore comprensione del loro destino”. Forse i due ragazzi non avevano considerato che quel destino, 2013 parlando, non avrebbe riservato loro molte chance: se Husain, top 25 safety nel 2011 si è aperta la porta di KC come backup, per Hamza la sola via possibile è stata quella dell'Unsigned Costless Agent.
Un altro episodio di abbandono risale proprio a questo 2013 ed è datato 18 settembre. Protagonista fu Christian Ballard, DT proveniente anche lui come Husain Abdullah dalle fila dei Minnesota Vikings.
Dopo essersi avvicinato al suo coach Leslie Frazier durante un allenamento e aver fatto presente la sua necessità di abbandonare il team per “ragioni personali”, il giocatore 24enne tornò a Lawrence, sua città d'origine, per sposarsi con Victoria Hallenback, sua fidanzata e attuale consorte.
Una settimana dopo la polizia intervenne a forza nella loro casa per sedare una delle frequenti liti domestiche. A tal proposito Ballard dichiarò: “Non sto dicendo che ho lasciato la NFL e adesso va tutto bene. Non è così. Ci sono ancora tantissime cose su cui devo lavorare per essere un buon marito e buon padre”.
Resta sempre vero che “chi ha il pane non ha i denti” ma, parafrasando una frase del grande Lawrence Taylor in “Any given sunday”, "Per ogni giocatore che va, ce n'è uno che arriva", magari qualcuno che non aveva ancora avuto la sua chance e che cambierà la storia del football.