Nel precedente articolo sulla Top 5 dei QB alla metà della regolar season, avevo affermato che ogni squadra che miri al titolo necessita di un grande Quarterback.
Non averlo rende impossibile vincere un Super Bowl? Certo che no (Tampa Bay, 2003), però la vita con un ottimo QB è sicuramente più facile.
Dieci degli ultimi 15 MVP del Super Bowl e 11 degli ultimi 15 MVP dell'anno sono stati QB e sappiamo bene che più si alza l'aspettativa più è facile andare incontro ad un fallimento, specie se si gioca in questa posizione.
Non ci sarebbe allora da stupirsi se scorrendo la lista ci si trovasse davanti a grandi nomi che, per una ragione o per l'altra o per tutte e due le ragioni assieme, hanno molto deluso in questo inizio di stagione.
Con questa analisi miriamo a determinare la soglia oltre la quale nessun grande leader può scendere e cercheremo di capire il perchè dei loro fallimenti.
Ecco a voi la Flop 5 dei QB nella prima metà della stagione:
Con 2 finali di conference e 2 Super Bowl vinti (2007/2011 con annesso premio di MVP), Elisha Nelson Manning, in arte “Eli”, è l'indiscusso flop dell'inizio stagione 2013.
Protagonista del peggiore inizio di campionato dei NY Giants dal lontano 1976, Eli ha saputo aggiudicarsi un record che restava imbattuto dal 1991: maggior numero di intercetti (per la precisione 15) lanciati da un QB nelle prime 6 giornate di campionato.
Nonostante il Monday night della settima giornata e l'incontro della domenica successiva con gli Eagles siano terminati con due vittorie e nessun intercetto, credo che per i tifosi dei Giants l'amarezza sia difficile da far passare. E' dura dimenticare l'orrenda prestazione del piccolo Manning sul campo dei Carolina Panthers (1 intercetto e 7 sack per 119 yards), che segna la peggior prestazione della sua carriera oltre che la più brutta sconfitta subita nell'era Coughlin.
Ogni anno capita di vedere QB vittime di ricicli generazionali o riduzioni di roster per motivi monetari. Se queste ragioni rendono per certi aspetti “giustificabili” alcune prestazioni sottotono, per Eli Manning non ci sono scusanti che reggano il peso di un simile fallimento.
Dal momento che la stagione è oramai compromessa in modo rilevante (2 – 6 il record dei Giants in questo momento), pur prevedendo un sensibile miglioramento per questo giocatore, possiamo solo sperare che Eli ritrovi la giusta rotta e ritorni in grande stile nel prossimo 2014.
Come accennavamo poco sopra, può capitare che un QB, per quanto talentuoso, si trovi a giocare in una squadra non all'altezza di supportarlo nel modo dovuto. Sono diversi i nomi che quest'anno si possono citare: Brady e Flacco, che prendiamo come esempi, sono solo due di questi. Mentre il primo ha dovuto assistere impotente al rilascio di Lloyd e di Wes Welker per ritrovarsi come target una manciata di rookies inesperti, il secondo ha richiesto ed ottenuto un ingaggio così alto da obbligare la sua società a lasciar partire Anquan Boldin, protagonista assoluto dell'ultima stagione di Baltimora culminata nella vittoria del super bowl.
Cosa differenzia Matt Ryan da questi due nomi? Semplice: i risultati.
Certo il nome di Ryan, un nome importante di un QB che ha sbagliato poco e niente in questi anni, scotta al solo digitarlo sulla tastiera. Ci sembra pertanto doveroso fare le dovute specificazioni del caso.
Matt Ryan, fresco di un contratto da 103,75 milioni di dollari (59 garantiti, 63 nei primi 3 anni), si trova, effettivamente, con un reparto ricevitori fortemente compromesso dagli infortuni.
Dopo un'assenza prolungata di White, per la prima porzione di campionato il QB di Atlanta ha potuto fare affidamento sul solo (mi hai detto poco) Julio Jones. Il rientro in campo del primo, come la “legge di Murphy” vuole, ha chiaramente coinciso con l'infortunio del secondo.
Per le squadre avversarie non è stato certo difficile tagliare fuori dal gioco il solo punto forte dell'attacco aereo di Ryan, un attacco che, parallelamente, non poteva contare neanche sull'apporto offensivo dei giochi di corsa dell'infortunato Steven Jackson.
Sfortuna, quindi e anche tanta. Ma allora per quale ragione uno come Ryan si trova in questa lista? Semplicemente perché, come facevamo notare, queste situazioni sono all'ordine del giorno in NFL e un vero professionista, come può essere Tom Brady (6 – 2 i suoi Patriots), trovano comunque un modo di portare la propria squadra alla vittoria.
Per quanto Matt Ryan figuri alla quinta posizione della classifica QB della NFL, le maggiori statistiche da lui accumulate sono da rimandare a due incontri in particolare, quelli con Tampa Bay (0 – 7) e St. Louis (3 – 5). Queste due squadre, che rinomatamente non brillano per le loro difese, rappresentano anche le uniche due vittorie dei Falcons (2 – 5) dall'inizio del campionato.
Tenendo in considerazione la bye week da recuperare, il basso livello della NFC in questo 2013 e le sue grandi doti di giocatore, credo che Matt Ryan possa ancora rimettere in gara i suoi Falcons ma non ci dovrà essere più spazio per gli errori.
Grande protagonista della fase conclusiva della passata stagione, ci si aspettava molto di più anche da Robert Lee Griffin III.
Al 15° posto tra i migliori 100 giocatori della NFL e miglior Rookie offensivo del 2012, non ci dimentichiamo del brutto infortunio (lesione parziale del crociato anteriore) che aveva colpito questo QB nella partita di play-off persa contro Seattle.
Se questo infortunio sia la ragione principale della non convincente partenza di RGIII in questo 2013, ce lo chiediamo tutti; che questa sia la verità, lo dubitiamo.
La verità è che guardare le partite di Washington quest'anno è davvero molto noioso e la colpa è proprio dell'attacco macchinoso che questo QB guida. Avevo pensato di potermi ricredere la scorsa settimana, quando l'offense dei Redskins sembrava tener testa alla temibile difesa di Denver (squadra per cui Griffin III tifava da bambino), ma non ho impiegato più di qualche minuto dall'inizio del secondo tempo per ricredermi.
Protagonista indiscusso della sconfitta casalinga di Washington contro Detroit, un evento che non si verificava da 21 partite (la prima delle quali datata 1939), nella sua ultima prestazione RGIII ha inoltre registrato il suo peggior Passer Rating della carriera.
La morale è che questo giocatore, alla sua seconda stagione da Pro, sembra decisamente in declino e rischia di essere messo in discussione molto presto. Exploit positivi come quello visto nella partita contro Chicago (vinta per 45-41) non bastano a convincermi del contrario.
Se uno si ferma a pensare alle sue mitiche giocate, non può che rimanere basito nel vedere Benjamin Todd “Ben” Roethlisberger vittima di un tale calo di prestazioni.
Vincitore di due Superbowl dei 3 disputati, “Big Ben” sembra, senza mezzi termini, essere diventato l'ombra di se stesso.
Protagonista della peggior partenza dei Pittsbourgh Steelers dal 1968, Roethlisberger si trova attualmente alla decima posizione della QB rank con 8 TD lanciati contro i 7 intercetti presi in stagione. Questa statistica lascia fortemente perplessi se si considera che questo quarterback è uno dei passatori più efficenti della storia della National Football League e che, appena un anno fa, era diventato il primatista assoluto nella storia degli Steelers per yards passate (oltre 27.989 in appena 9 anni di carriera) grazie ad una media stagionale impressionante.
Il record di 2 – 5 che compare oggi nello standing dell'AFC north Conference non siamo certo abituati a vederlo.
Ci piacerebbe riavere il “Ben” di un tempo, anche se questo “tempo” equivale a un non lontano 2011, quando questo giocatore aveva diverse marce in più dentro al campo e una grande voglia di mettersi in gioco nonostante i già molti successi.
Roethlisberger può sicuramente tornare in alto, ma, considerando l'elevato livello che l'American Conference sta mostrando, credo sia difficile per Pittsbourgh pensare di poter accedere ai play-off.
Uno dei tonfi più sensazionali della NFL è senza dubbio quello di Josh Freeman.
Diciassettesima scelta assoluta di Tampa Bay nel 2009, Freeman era sembrato per i Buccaneers una sorta di messia quando alla sua prima assoluta da starter, aveva interrotto quella striscia negativa di 11 sconfitte iniziata l'anno precedente.
Dopo una stagione convincente nel 2010, nella quale giocò tutte e 16 le partite (cosa che non avveniva a TB dai tempi di Brad Johnson nel 2003) e un 2011 sottotono, il 2012 è stato per Freeman un anno decisamente altalenante la cui chiusura si può considerare un vero e proprio preludio al 2013.
Con tre sconfitte consecutive ad opera di Jets, Saints e Patriots, Freeman si è visto retrocedere a riserva del giovane Mike Glennon in occasione della quarta giornata. A seguito delle migliori prove del QB rookie, i Buccaneers hanno ritenuto opportuno cercare di tradare l'ormai ex-starter. L'insuccesso delle operazioni e le connesse situazioni di insofferenza da parte del giocatore e dello spogliatoio hanno portato all'irrimediabile taglio di Freeman dal roster di Tampa nel giro di una notte.
Se la disperazione cerca disperazione, non è passato molto per il giocatore prima di ricevere la chiamata di una squadra che, in quanto a problemi di QB, ne sa davvero qualcosa.
Messo sotto contratto dai Vikings per appena 3 milioni di dollari (il contratto da rookie raggiungeva 39 milioni di dollari con gli incentivi), Freeman è sceso nuovamente in campo, questa volta con il casco viola di Minnesota.
Come terzo diverso quarterback starter con i Vikings in appena 7 partite, l'ex-Tampa ha riconfermato il suo momento negativo registrando un 20 su 53 per 190 yards e 1 intercetto e subendo, in aggiunta, una concussion (commozione cerebrale) che ha fatto riassegnare il ruolo di starter al già molto criticato Ponder.
In quanto ad occasioni avrei preferito veder tornare sui campi della NFL un'inaspettato Tim Tebow piuttosto che dover osservare questo QB avere una nuova chance che non si merita.
Inutile dire che la carriera di questo giocatore non avrà, a mio parere, una vita lunga.