Simona Halep ribadisce il suo ruolo da n.1. A Montreal, supera in semifinale Ashleigh Barty e incassa il pass per l'atto ultimo del torneo. La nativa di Constanta si impone in due set, sfruttando esperienza e abitudine a un determinato livello. La Halep mette in campo un numero elevato di prime, limitando quindi le prevedibili difficoltà con la seconda. La Barty ha poche opportunità per prendere le redini dello scambio, è anzi costretta a forzare spesso. Il risultato è logica conseguenza, Simona tiene e punge in risposta. Nel secondo, la rumena annulla sei palle break su sei, un muro che spezza la trama di talento costruita dalla ragazza d'Australia. 64 61. Dopo i brividi d'apertura con la Pavluchenkova - affermazione 75 al terzo - nobile percorso per la Halep, brava a regolare Venus Williams e Garcia prima della Barty.
In finale, oltre la rete, Sloane Stephens. Una macchina da guerra l'americana, devastante per potenza e fiducia. Stagione di alto profilo, la definitiva consacrazione nell'élite della racchetta. La Stephens supera anche lo scoglio Svitolina, batte una giocatrice solida, che difficilmente concede qualcosa. Anche in questo caso, il match si risolve in due set, 63 63. Sloane commette sei doppi falli, sintomo di una tendenza evidente. Spinge al servizio per evitare la ragnatela ucraina, gioca sullo scambio veloce, cerca colpi risolutori. Cinque rotture complessive a firma Stephens, cartolina per Simona Halep. La Svitolina si aggrappa alla contesa, ci sono momenti in cui riesce a incunearsi in territorio americano, ma alla lunga deve alzare bandiera bianca. Per la Stephens percorso netto, si tratta della quarta vittoria senza concedere set.
I precedenti, tra Halep e Stephens, sono sette, guida la prima 5-2. Lo scorso anno, a Washington, 76 60 Halep. Epilogo simile a Cincinnati, in semifinale 62 61 per la rumena. La Stephens studia un altro tramonto.