Victoria Azarenka si volta verso l'angolo, è nei pressi della riga di fondo, in quel momento, il momento ultimo di una partita intensa, il suo volto muta d'espressione. Un sorriso di stupore, meraviglia, va a sostituire un ghigno guerriero, l'occhio commosso irrompe mentre la fiamma della sfida arde ancora. Un attimo che raccoglie in sè tutte le difficoltà degli anni recenti, un attimo di intimità, emozioni che si fondono in un'esplosione di gioia. Poi la corsa verso il centro del campo, la stretta di mano di Serena, l'abbraccio di Vika. Per la quarta volta Azarenka batte Williams in finale, solo lei, lei che vive per momenti e partite di questo spessore, lei che ama l'odore acre del campo di guerra, il "profumo" della pallina nei giorni di lotta. Lei, risorta come fenice dalle ceneri di infortuni e problemi, lei che oggi è di nuovo grande, di fronte a Serena, la più grande. 

Il piano tattico è chiaro fin dalle prime battute. La Azarenka chiede tanto al servizio, la prima è condizione essenziale per mettere in difficoltà la Williams. Il break d'apertura costringe Serena a partita di rientro. La n.1 non si scompone, non traspare dai movimenti dell'americana alcuna emozione. Mentre Vika sottolinea ogni 15, si carica, con il classico pugnetto, a ogni soluzione, la Williams accoglie i movimenti, i colpi, con apparente distacco. Non gioca e non lascia giocare Serena, botte risolutive, sull'uno due, in servizio e risposta, per togliere ritmo a una giocatrice straordinaria in recupero come Azarenka. Vika deve difendere il break nella zona centrale, quando la Williams trova il campo con maggiore continuità. Una terrificante spallata porta alla palla break, la prima di una serie importante che Serena non riesce a tramutare. Azarenka regge, regge anche sul 43, prima di chiudere al decimo gioco, questa volta a 0. 

Vika al servizio -Source: Matthew Stockman/Getty Images North America
Vika al servizio -Source: Matthew Stockman/Getty Images North America

L'inizio del secondo segna il momento di svolta, il primo della partita. La Azarenka guadagna due break di vantaggio, mette in fila 12 punti consecutivi con la prima, la Williams si affaccia alla rimonta, ma prontamente viene sbattuta indietro, l'impressione è che per Vika ogni punto sia questione seria, terribilmente seria. 40, con la Azarenka a un passo dal titolo. Il rischio, in questi casi, è di alzare leggermente il piede, di accusare, naturale, un calo, figlio di pressione eccessiva. La Williams tiene la battuta due volta, sul 52 ha poi un sussulto. Vika perde la prima, sulla seconda, 2/14, è in evidente affanno, arriva anche un doppio fallo. Improvvisamente, una Serena alle corde, torna famelica. Contropiede e staffilate di potenza e profondità, c'è il break, c'è, rapido, il 54, con un gioco al servizio prepotente. 

La Azarenka vede il baratro, perché va sotto, ancora. 15-40, con la pallina che, impattata da Serena, torna tra le gambe di Victoria a impressionante velocità. La prima esterna salva la bielorussa, poi un errore, gravissimo, di Serena. Finisce qui, due punti dopo è il momento di Vika, l'applauso fragoroso del Centrale omaggia la vincitrice, rende onore a Serena, in lacrime davanti al microfono. Giornata di emozioni, di tennis. 

Serena Williams - Source: Matthew Stockman/Getty Images North America
Serena Williams - Source: Matthew Stockman/Getty Images North America

Azarenka - Williams 64 64