Belinda Bencic si prende la scena e incanta il pubblico di Toronto.

Sugli spalti, un fastidioso mormorio si alza violento durante la partita e scatena la rabbia della giovane elvetica, preda dei nervi, vittima di una comprensibile tensione. Scende il padre dalle tribune, tranquillizza la figlia, si prende pure lui urla e reprimende, ma è il gioco delle parti. Un frammento bellissimo, perché racconta il passaggio da ragazza a donna, racchetta alla mano. Si chiude una settimana straordinaria per Belinda, sette giorni che iscrivono di diritto l'elvetica nel firmamento WTA. Paura e carattere, coraggio e cuore, per rialzarsi e rispondere. Il braccio che improvvisamente si fa freddo in chiusura, il timore di un sogno che si allontana all'orizzonte, poi la fine, anticipata.

Dall'altra parte della rete Simona Halep, pure lei giovanissima, appena 23enne eppure già campionessa. La Halep entra in finale con gambe fiaccate dalla durezza del cammino, corre a perdifiato per un set, replicando al tennis naturale della Bencic, opponendosi al rovescio di controbalzo di Belinda, alle accelerazioni di dritto del fenomeno svizzero. Trova, la romena, mirabolanti soluzioni in difesa, penetrando nelle certezze della Bencic.

Sul cemento di Toronto va in scena un dramma sportivo. La Bencic guida fin dall'avvio con un break in apertura, gioca profondo, strapazza la Halep attaccando sulla seconda della romena. La Halep replica con la stessa moneta, risale da 40-15 sotto e gode dei favori della Bencic, a mal partito nei pressi del net. Ne nasce una serie di break e contro-break, con il primo allungo svizzero sul 4-2 15-30. La Halep si aggrappa alla partita, raschia il barile, emerge di classe. La Bencic ha fretta, sparacchia e apre la porta alla più quotata rivale. Tre giochi consecutivi Simona, il pubblico rumoreggia, per la prima volta la Bencic viene assistita dal padre. Una furia, attimi di foga placati dalla tranquillità familiare. Al rientro, riscossa elvetica, si approda al tie-break. Fuga Halep, con beneplacito Bencic, ritorno elvetico, con la Bencic che spinge e il recupero della Halep che si spegne in rete. Urlo liberatorio, oltre un'ora per firmare il primo set.

Il secondo set si dipana secondo un filone diverso. Si spegne la lotta da fondo, si accende la battaglia di sguardi. La Halep inverte la tendenza, sceglie di non scambiare, la Bencic entra in un vortice di punti interrogativi, dettati dalla condizione della rivale. Dopo il primo intervento della fisioterapista, Simona entra in campo con una fasciatura alla coscia, i movimenti sono limitati, le soluzioni, nel bene e nel male, definitive. La Bencic parte forte, servizio a 0 e break a seguire. La romena risponde con soluzioni nuove, abbozza la smorzata, colpisce appena ne ha l'occasione, stordisce la Bencic con accelerazioni improvvise. Il rientro della Halep rimette in sesto il set, con la Bencic che smette di spingere e si accontenta, in attesa. La situazione fisica della Halep precipita, ghiaccio lungo il corpo, prove di temperatura, chiari segnali da colpo di calore. A ogni punto la romena si accascia sulla racchetta, chiede al cuore un ultimo sforzo, riversa sul campo l'orgoglio. La Bencic si porta sul 53, ma non ha la forza necessaria per chiudere, sbaglia troppo e non costruisce il punto sulle debolezze della Halep, anzi in quelle debolezze si perde. Scaraventa a terra la racchetta Belinda, è il momento più difficile. La Halep si arrampica al tie-break, regala un meraviglioso dritto in corsa e porta il match al terzo.

L'illusione dura tre giochi. La Bencic è un muro, di dritto una sentenza, la Halep precipita, inerme. Ferma al centro del campo, sceglie di arrendersi, dopo una manciata di minuti. Stretta di mano e un sorriso abbozzato. Non il miglior modo per festeggiare il sigillo più importante, ma la Bencic vince, convince e ammicca. La Halep esce tra gli applausi, per due set finale bellissima.

Bencic - Halep 76 67 30 rit.