È uscito da pochissimo, ma ha ottenuto tantissimo Caparezza dal suo "Prisoner 709", già disco d'oro. A STO Magazine, Michele Salvemini, vero nome di Capa, spiega ciò che sta dietro a questo disco, spiegando anche il suo modo di approcciare la musica e il suo uso dei social network.
Innanzitutto Capa spiega come l'enorme successo di questo disco sia per lui qualcosa di inaspettato: "No, non me lo aspettavo per diversi motivi, il primo è che ho un'età, quasi 44 anni, di base faccio rap, anche se il contorno non lo è. Penso quindi di confrontarmi con una fanbase che ascolta rap e che si è evoluta nel corso degli anni, quindi mi è inevitabile pensare se ciò che scrivo possa interessare anche i più giovani. Poi tutti i dubbi che avevo mi hanno portato a fare un album non semplice, ci sono un paio di pezzi dai contenuti accessibili, ma è un album che richiede molta attenzione. Il fatto che fosse una scommessa però non mi interessava, perchè il fatto di aver fatto una cosa onesta per me era sufficiente".
Caparezza è ritenuto uno tra i rapper più coerenti della scena, ma questo secondo lui è sia una cosa positiva che negativa: "La mia coerenza forse gioca un ruolo, ma guardando la musica di oggi non so se abbia effettivamente un peso, lo dico anche in una canzone "la gente ascolta la musica non ascolta la coerenza". Perchè ci sono fiumi di incoerenza eppure gli artisti hanno successo. Poi la mia coerenza ha un peso, perchè bisogna essere coerenti al momento che si vive. Non è che se ragiono come un ventenne allora sono coerente, sono ostinato. Cerco di essere coerente col momento che vivo".
In una canzone Michele racconta la sua gioventù e spiega come sia nato il pezzo: "Quella canzone che si intitola "Una Chiave", perchè è una delle poche canzoni suggeritomi dalla base. Di solito entro in studio e suono finchè non viene fuori qualcosa. A me piace tagliuzzare un'infinità di campioni e metterli sulla tastiera. A un certo punto è uscita una sequenza armonica infantile, che proprio mi ha suggerito di fare un pezzo su me da giovane. Non sentivo in realtà la necessità di farlo, o forse sì e quella base lo ha fatto emergere. Comunque la vita è davanti a te, non dietro, non bisogna pensare troppo al passato e ho voluto che il bambino del pezzo dicesse proprio questo".
Visto che effettua un campionamento estremamente vario, c'è anche molto materiale inutilizzato: "Sì, i miei Hard Disk sono cimiteri musicali, ho marea di roba buttata. Faccio musica in maniera compulsiva. Ci sono due scuole di pensiero, una dice di recuperare tutto, la mia è di lasciarle lì e non concretizzarle".
Molti si chiedono se possa essere considerato un concept album e se ci sia un messaggio: "In questo album non c'è un messaggio, semplicemente ho voluto tirare fuori ciò che avevo in mente, come sempre. Tutto ciò che vivo e mi reprime viene fuori nella musica. Avrei sempre voluto avere la voce del cantante. Avrei voluto avere la voce di Frank Ocean... invece ho quella di Caparezza e devo rappare (ride ndr)".
Caparezza ha un approccio molto particolare ai social network e che è quasi uno schema, ma non è uno schema che lo imprigiona: "No invece è il contrario. Ho un rapporto ostile con i social network, non li ho mai avuti per tanto tempo della mia vita, li uso solo quando c'è qualcosa di professionale da comunicare, infatti della mia vita privata non si sa nulla. Quello che faccio, e che non è una scelta di marketing, è scomparire alla fine dei tour e tornare quando esce il disco nuovo. Quindi io sono libero dai social e la ritengo una grande libertà, perchè non devo perdere tempo a diffondere gli affari miei, questa per me è una forma di libertà, non di prigionia. Non è una forma di marketing perchè non c'è una strategia, semplicemente ritengo che ciò che faccio è molto più interessante di ciò che sono, mentre per chi mi è vicino è l'esatto contrario. Quindi rispettando la mia idea per cui un disco è molto più interessante di chi l'ha fatto, a loro do spazio".
In un'ipotetica top ten dei migliori rapper: "Non mi metterei mai al primo posto, a me piace il secondo, perchè mi spinge a fare meglio".
Nonostante il suo approccio compulsivo però, Capa ancora non è ancora soddisfatto completamente dei suoi lavori: "Sì ci sono cose che non riesco a raccontare, non ho ancora l'album perfetto per quanto mi riguarda. È un'insoddisfazione continua che si riflette nella vita, la serenità che ho nei rapporti sociali è un involucro in realtà, perchè in realtà sono inquieto nella vita. Dentro di me c'è sempre un meccanismo che mi porta all'insoddisfazione. Ascolto tanti dischi di tutti i tipi e ne subisco la fascinazione e vorrei mettere tutte queste correnti nel mio lavoro, ma capisci che è un'operazione impossibile, che quindi mi porta a non essere soddisfatto".