Quando da mesi fai proclami su un ritorno ai concept-album à la anni '80, quando ti ritieni e fai ritenere agli altri di essere il miglior rocker italiano, quando in più aggiungi pure che l'album sarà sull'Italia e sugli italiani, devi come minimo immaginare di avere addosso delle aspettative un tantino più alte.
Soprattutto se il cantante in questione è Luciano Ligabue, uno che ha sempre saputo dove andare a parare, senza mai prendersi troppi rischi di sorta e mantenendo quel classico sound che tanto piace allo pseudo-appassionato di "rock" italiano, senza tanti acuti che potessero andare oltre (sacrilegio) ciò che il Liga ha sempre fatto ascoltare: il solito pop-rock, come detto prima, qualche schitarrata qua e là (almeno Vasco le mette più spesso), testi che provano ad essere impegnati, ma senza esagerare perché sennò la gente non li capisce, insomma, Ligabue.
Bene, un giorno il romagnolo si sveglia e decide di fare un maxi-album da 20 tracce come non se ne vedono e sentono da anni in Italia. E così torna la nostalgia e viene voglia di tirar fuori dalla polvere Lambrusco, coltelli, rose e popcorn, e ricordarsi che un tempo il Liga era il Liga, prima che iniziasse a vivere di rendita e in nome del conto in banca si dimenticasse come fare musica .
Il 2 settembre ecco arrivare il primo frutto di questo nuovo lavoro che stando alle dichiarazioni avrebbe dovuto far sembrare al confronto Viaggio senza vento dei Timoria una barzelletta. Potremmo dire allora, all'ascolto del brano, che c'è ancora un tantino da lavorare: G come Giungla vorrebbe essere rock 'n' roll, ma non ci riesce, vorrebbe essere un testo di denuncia, ma non ci riesce, vorrebbe essere una canzone orecchiabile e... ci riesce benissimo. Il solito Ligabue insomma, con quei due accordi (discorso abusato e stra-abusato, ma sempre attuale) che permetterebbero anche a un bambino al primo anno di chitarra di suonare i suoi brani, e quei testi che ormai da troppo tempo si collocano nella categoria del "vorrei ma non posso" in buona compagnia con l'ultimo Cremonini e ciò che rimane di Vasco. Nulla di nuovo insomma, solo che questa volta, in tutta sincerità, qualcosa di nuovo se l'aspettavano tutti. Vorra dire che anche stavolta toccherà ritirare fuori Buon compleanno Elvis, e immaginare che quel Ligabue, da qualche parte, esista ancora.
Di seguito il testo di G come giungla:
G come giungla
la notte comunque si allunga
le regole sono saltate
le favole sono dimenticate
G come guerra
e giù tutti quanti per terra
non basta restare al riparo
chi vuol sopravvivere deve cambiare
è sorto il sole su un piccolo mondo
e i vecchi banchieri stanno pranzando
ti devi spingere ancora più fuori
che qui sei cacciato o cacciatore
la polveriera su cui sei seduto
aspetta solo il gesto compiuto
e tutti fumano e buttano cicche
hai visto il fuoco come si appicca?
G come giungla
la notte comunque si allunga
le regole sono saltate
le favole sono dimenticate
G come guerra
e giù tutti quanti per terra
non basta restare al riparo
chi vuol sopravvivere deve cambiare
Il sole ti è contro ti porta alla luce
non riesci a distinguere tutti i nemici
è proprio quando ti senti un po’ in pace
che sa presentarsi la bestia feroce
anche fra loro si stanno sbranando
non hanno fame ma mangiano intanto
è l’abitudine che li mantiene
così spietati così senza fine
G come giungla
la notte comunque si allunga
le regole sono saltate
le favole sono dimenticate
G come guerra
e giù tutti quanti per terra
non basta restare al riparo
chi vuol sopravvivere deve cambia
Occhi arrossati
narici imbiancate
denti sbiancanti
ghigni tirati
c’è un’altra guerra in sala riunioni
da cui comunque tu resti fuori
e guardo fuori ma quanto basta
ma quanto basta nascosto
potresti essere il prossimo
oppure il prossimo pasto
e puoi urlare che tanto la giungla soffoca la tua voce
però ti lasciano contare su tutti quei mi piace
G come giungla
la notte comunque si allunga
le regole sono saltate
le favole sono dimenticate
G come guerra
e giù tutti quanti per terra
non basta restare al riparo
chi vuol sopravvivere deve cambiare