L'ha annunciato un po' a sorpresa, ieri, nell'ultima giornata dei Campionati Assoluti Italiani di Riccione. Filippo Magnini, velocista marchigiano classe 1982, si ritira all'età di trentacinque anni, dopo aver dato lustro ai colori italiani per oltre un decennio, attestandosi come uno dei migliori stileliberisti al mondo, con tanto di doppio oro iridato, in back to back, nel 2005 e nel 2007. A Magnini, la cui passione per il nuoto è rimasta intatta anche negli anni della maturità, è mancata solo una medaglia olimpica per coronare una carriera per il resto straordinaria, fatta di grandi soddisfazioni nei 100 stile libero, la sua gara, ma anche nelle staffette, dove in più occasioni ha chiuso in bellezza in ultima frazione, da vero capitano della squadra azzurra.
La parabola di Filippo Magnini è estremamente lunga, inizia nel lontano 2003, quando il ragazzo si fa conoscere al grande pubblico ai Mondiali di Barcellona, per poi proseguire con i primi acuti alle Olimpiadi di Atene 2004, quelli della rivelazione di Federica Pellegrini. In Grecia Magnini è protagonista nelle due staffette, conquistando un bronzo nella 4X200 sl, e sfiorando il podio nella 4X100. Atene diventa così il trampolino di lancio per Pippo, che l'anno successivo, agli Europei di Madrid, si consacra aggiudicandosi la medaglia d'oro nei 100, in 48'12, il bronzo nei 200 (mai stata realmente la sua gara), e due primi posti nelle due staffette stile libero. E' la dimostrazione al mondo intero di quale sia la portata del suo talento, soprattutto nella vasca di ritorno, per anni marchio di fabbrica dei suoi trionfi. Ma il 2004 è solo l'inizio del suo dominio, perchè dodici mesi più tardi Magnini diventa campione del mondo nei 100 stile libero, nella gara regina, a Montreal, in Canada. Numero uno in mezzo a una generazione di fenomeni, in una prova che vale i cento metri piani nell'atletica leggera, Magnini rimane lontano dalle luci della ribalta, che invece lo investiranno in un momento successivo della sua carriera, per vicende sentimentali che forse hanno contribuito, nell'immaginario collettivo, a disperderne la corretta visione, di gran nuotatore, in una disciplina e a livelli che l'Italia non aveva mai conosciuto. A Budapest 2006, altra rassegna europea, Filippo Magno si ripete, esattamente come a Madrid: tre ori, nei 100 e nelle due staffette 4X100 e 4X200, con l'aggiunta del bronzo nei 200. Il momento più esaltante è però probabilmente quello della conferma iridata nei 100, avvenuta in Australia, a Melbourne nel 2007, palcoscenico sul quale conduce gli azzurri all'argento nella 4X100.
E' il periodo d'oro, in tutti i sensi, della sua carriera, che però ha una battuta d'arresto nel 2008, l'anno olimpico di Pechino, in cui avrebbe meritato diversa sorte. Tra costumoni e avversari chiacchierati, nella rassegna cinese a cinque cerchi il pesarese si ferma in semifinale, giù dal podio anche nelle due staffette: avvicinamento non ideale all'appuntamento, come dimostrato dal bronzo europeo di Eindhoven (dove comunque chiude con un oro e un argento rispettivamente nella 4X200 e nella 4X100). Inizia qui un periodo difficile per Magnini, sopraffatto dalle nuove leve della velocità, che gli impediscono di andare a medaglia a Roma 2009 (Mondiali), Budapest 2010 (Europei) e Shanghai 2011 (Mondiali, dove fa meglio di lui il giovane compagno Luca Dotto). Torna a brillare nel 2012, nella rassegna continentale di Debrecen, conquistando un'altra medaglia d'oro europea nei 100 stile libero, replicata nella staffetta mista, bottino cui aggiunge due medaglie d'argento nella 4X100 e nella 4X200. Ecco dunque Londra sullo sfondo: le agognate Olimpiadi, in cui però l'intera spedizione italiana affonda, con Magnini che non esita a scagliarsi contro lo staff tecnico, colpevole "di aver completamente cannato la preparazione nella velocità pura". I suoi successi individuali terminano sostanzialmente qui, anche se nel finale di carriera c'è tempo per mettersi al collo altre medaglie in staffetta, come a Kazan 2015 (bronzo iridato nella 4X100), a Berlino 2014 e Londra 2016 (bronzo e argento europeo nella 4X100, bronzo nella 4X200 londinese). Si conclude così la carriera di un campione forse sottovalutato, in grado di conquistare in una decina d'anni quattro medaglie mondiali e diciassette continentali, senza contare quelle nelle manifestazioni in vasca corta: una messe di successi che lo ha spedito da tempo nell'empireo del nuoto italiano.