Un sogno infranto. Federica Pellegrini esce dall'acqua e si interroga. Non c'è spiegazione al riscontro della vasca. Dalle ottime sensazioni della semifinale, agli interrogativi del dopo finale. Energie in difetto, un'impressione di stanchezza evidente all'occhio. Polvere di coraggio a colorare una rimonta disperata nell'ultima vasca. Il cronometro non mente, l'azzurra è quarta, la gloria è due decimi più in là. Il bronzo è australiano, la McKeon trova finalmente una prestazione in grado di riflettere un talento non in discussione. L'oro è invece affare a due. Corsa di testa per Katie Ledecky, a lungo sulla linea del record della Pellegrini. Gara di rincorsa per Sarah Sjoestroem, aggrappata alle code della fenomenale statunitense. Il ritorno svedese al tramonto. Non basta. Oro - 1'53"73 - Ledecky, argento - 1'54"08 - Sjoestroem.

Federica è in corsia 3, al suo fianco Sarah Sjoestroem, la migliore in semifinale, Katie Ledecky occupa invece la quinta corsia. All'esterno Emma McKeon, l'insidia maggiore nella corsa al podio. La vasca d'avvio è, come spesso accade, d'approccio. La Pellegrini resta a contatto con le avversarie, mentre dalla 7 si evince da subito l'idea della McKeon. L'australiana spara tutto, non vuole avere rimorsi. A centro-vasca, l'incedere della Ledecky si fa impetuoso, la Sjoestroem concede spazio, la Pellegrini sprofonda. Un buon terzo 50 consente all'azzurra di ricucire su buona parte del gruppo, non sulle prime. 

Resta un battito di speranza, serve un capolavoro, per il bronzo. La McKeon cede un poco, ma la Pellegrini non riesce a divorare l'acqua, produce il massimo sforzo, senza emergere. Al tocco, lo sguardo racconta l'illusione olimpica. Delusione e domande. Quarta, beffata da una condizione di colpo non eccelsa. Difficile attutire il colpo.